mercoledì 15 agosto 2012

Rivoluzione petrolifera? Ma davvero? Strahan demolisce Maugeri

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di Massimiliano Rupalti



Immagine sopra dall'Università del Minnesota.
(Tutto quello che cerchi e quello che percepisci è sempre un modo per provare quello che credi).

 di Ugo Bardi

David Strahan è un giornalista britannico, conosciuto fra per il suo libro “L'ultimo shock petrolifero”. Non si fa troppi scrupoli nel suo attacco al recente e molto ottimistico rapporto di Leonardo Maugeri intitolato “Petrolio: la prossima rivoluzione”.

Dove molti commentatori criticano il rapporto per il suo approccio generale e per le conclusioni, Strahan è stato più aggressivo ed ha guardato ai dettagli, trovandoci un vero e proprio strafalcione matematico. Dapprima non volevo crederci, ma sono andato a controllare, e Strahan ha ragione. A pagina 20 del rapporto potete leggere: 

Dal 2000 in poi, per esempio, i tassi di esaurimento del petrolio greggio misurati da gran parte di coloro che fanno previsioni sono stati entro una forbice fra il 6 e il 10%: anche solo il più basso valore di questa forbice comporterebbe la perdita quasi completa della “vecchia” produzione in 10 anni (capacità produttiva di greggio nel 2000 = circa 70 mb/g). Al contrario la capacità produttiva di petrolio nel 2010 era di oltre 80 mb/g . Per compensare tale cifra, una nuova produzione di 80mb/g o qualcosa di simile avrebbe dovuto entrare in produzione durante quel decennio. Questo è chiaramente falso: nel 2010, il 70% della produzione del petrolio greggio è arrivata da giacimenti che hanno prodotto petrolio per decenni. 

Quasi incredibile: Maugeri cerca di dimostrare che la maggior parte di coloro che hanno fatto previsioni hanno sbagliato in passato, osservando che un esaurimento del 6% porterebbe alla perdita completa della produzione mondiale in 10 anni. Come può essere? Come dice giustamente Strahan, la perdita sarebbe del 46%, decisamente non “quasi completa” come dice Maugeri. Anche con un declino del 10% all'anno, dopo 10 anni avremmo ancora più del 30% della produzione originale. 

Strahan rigira il coltello nella piaga, riferendo che: 

Quando gliel'ho fatto notare, il Sig. Maugeri mi è sembrato davvero confuso ed ha brevemente tentato di persuadermi sul fatto che la perdita fosse molto più grande. “Se hai un declino del 6% ogni anno per un periodo di 10 anni , la perdita di produzione è vicina al 80%”, ha detto, ma poi ha lasciato perdere. Mi sembra come se avesse aggiunto il 6% nella direzione sbagliata e cioè per la crescita, non per il declino. “Forse su questo ha ragione”, mi ha concesso con un certo imbarazzo. 

Il post di Strahan evidenzia quanto sia vulnerabile gran parte della gente e come possa cadere vittima delle proprie consolidate convinzioni. Si chiama “pregiudizio di conferma”, è ciò che accade quando la gente raccoglie o ricorda le informazioni in modo selettivo, o quando le interpreta secondo la propria visione pregiudiziale. Qui, Maugeri è caduto vittima della vecchia leggenda che “coloro che ne passato hanno fatto previsioni hanno sempre sbagliato”, qualcosa che è profondamente consolidato all'interno della visione del futuro di molti abbondantisti. 

Naturalmente, non è un singolo errore che può demolire uno studio e, a parte l'errata interpretazione dei tassi di declino, il rapporto di Maugeri contiene dati validi ed approfondimenti preziosi. Tuttavia, è anche vero che esiste una cosa che io chiamo “Effetto Bailey”, che consiste nel distruggere un intero studio cercando un singolo errore  in esso, senza considerare quanto possa essere secondario o marginale quello stesso errore. E' a causa di questo effetto che lo studio de “I Limiti dello Sviluppo” del 1972 è stato demolito, come ho descritto qui.

Lo studio di Maugeri sopravviverà alla demolizione di Strahan? Probabilmente no, ma è quello che merita per diverse altre ragioni (guardate per esempio qui, qui e qui).

Ecco l'articolo completo di David Strahan:


L'inversione a U di Monbiot sul Picco del Petrolio è basata su una scienza fallace e su una matematica anche peggiore

Di David Strahan
Pubblicato il 30 luglio 2012. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Nel suo editoriale del 2 luglio, George Monbiot ha ritrattato sul picco del petrolio, dichiarando che “i fatti sono cambiati, ora dobbiamo cambiare anche noi”. Gran parte dell'articolo lo ha passato a rigurgitare un recente rapporto di Leonardo Maugeri, un ex dirigente della compagnia petrolifera ENI, che, come Monbiot ha affannosamente riportato, “fornisce prove convincenti che è iniziato un nuovo boom petrolifero”. 

Un sacco di inchiostro è già stato versato dagli esperti dell'esaurimento del petrolio che hanno esposto alcuni degli assunti esageratamente ottimistici contenuti nel rapporto di Maugeri. La cosa più schiacciante è che il lavoro è attraversato da errori grossolani che rendono le sue previsioni senza valore. 

Quando l'ho intervistato, il Sig. Maugeri è stato costretto ad ammettere uno strafalcione matematico che disonorerebbe il retro di una busta ed mi è diventato chiaro che lui non ha capito il lavoro delle previsioni degli altri che attacca. Sembra anche che è come se avesse raddoppiato o persino triplicato una componente vitale della sua previsione di sovrabbondanza di petrolio. 

Maugeri prevede che la fornitura globale di petrolio volerà da circa 18 milioni di barili al giorno a circa 111 mb/g nel 2020, il più grande aumento nella produzione dal 1980, che, dichiara, potrebbe portare ad una sovrapproduzione prolungata e ad una “flessione significativa e stabile dei prezzi del petrolio”. 

Maugeri dichiara che questa incombente sovrabbondanza ha tre gambe: un boom di investimento a monte dell'industria del petrolio, l'aumento continuo della produzione non convenzionale come il petrolio da scisti e una tendenza di chi fa previsioni a sovrastimare grandemente il tasso al quale l'attuale produzione dei giacimenti di petrolio declina. Il primo punto non è controverso, il secondo è discutibile, ma il terzo è il più importante: senza questo, la sovrabbondanza di Maugeri evapora. 

Tutti i giacimenti petroliferi raggiungono il picco e declinano mentre la produzione è indebolita dalla pressione in diminuzione del giacimento e mentre l'acqua diluisce sempre di più il flusso di petrolio dal pozzo. Misurare l'impatto di questi declini nella produzione di petrolio congiunta è una questione complicata, ma vitale per prevedere le forniture di petrolio future. Ci sono stati due studi principali del tasso di declino negli anni recenti: uno della International Energy Agency  nel suo World Energy Outlook del 2008 e un altro della società di consulenza petrolifera IHS-CERA.
Maugeri ha selezionato accuratamente i numeri dallo studio della IEA e li ha travisati per dichiarare che “gran parte di coloro che fanno previsioni” lavorano su un tasso di declino dal 6 al 10%. Egli poi afferma che ciò è incompatibile con la crescita osservata dell'offerta di petrolio durante l'ultimo decennio – e quindi dev'essere sbagliato – ed usa questa conclusione per giustificare la sua previsione gonfiata sulla produzione di petrolio. Ma tutta la cosa è raffazzonata. Una e-mail che mi ha mandato ha rivelato che proprio non capisce i numeri della IEA. Il tasso di declino globale della IEA è in realtà del 4,1% e il CERA a grandi linee è d'accordo con un 4,5% (vedete qui per ulteriori dettagli). Anche se accettassimo la sua forbice del 6-10%, Maugeri ha fatto i suoi conti in modo orribilmente sbagliato. Nella sezione chiave del rapporto, egli dichiara che anche la parte più bassa della forbice “comporterebbe la perdita quasi completa della “vecchia” produzione mondiale in 10 anni”. Ma questo è ridicolo. Un declino annuale del 6% per dieci anni ci lascia con il 54% della produzione originale, perché ogni declino del 6% all'anno è più piccolo in volume di quello precedente. Quindi in un decennio il declino è del 46%, molto lontano da una “perdita quasi completa”. 

Quando gliel'ho fatto notare, il Sig. Maugeri mi è sembrato davvero confuso ed ha brevemente tentato di persuadermi sul fatto che la perdita fosse molto più grande. “Se hai un declino del 6% ogni anno per un periodo di 10 anni , la perdita di produzione è vicina al 80%”, ha detto, ma poi ha lasciato perdere. Mi sembra come se avesse aggiunto il 6% nella direzione sbagliata e cioè per la crescita, non per il declino. “Forse su questo ha ragione”, mi ha concesso con imbarazzo. Quindi, per sua stessa ammissione, il Sig. Maugeri ha sovrastimato le presunte stime eccessive di declino della produzione di quasi tre quarti (1). 

Da nessuna parte nel suo rapporto, Maugeri dichiara apertamente quelli che ritiene i giusti tassi di declino. Il momento in cui gli va più vicino è quando fa la dichiarazione infondata che “non ho trovato prove di un tasso di esaurimento della produzione del petrolio greggio più alto del 2-3% se correttamente adeguato alla crescita delle riserve”. E ancora le sue reali assunzioni sembrano essere molto più basse. Analizzando le previsioni di Maugeri, Steven Sorrell del Sussex Energy Group e Christophe McGlade, un ricercatore che fa dottorato al UCL Energy Institute, hanno mostrato il suo vero tasso di declino per il periodo 2011-2020 che è appena del 1,4%, appena un terzo delle stime stabilite. Rimpiazzare questo tasso implicito con i numeri della IEA elimina la sovrabbondanza di Maugeri completamente, tagliando la sua previsione sulla produzione per il 2020 a meno della sua stima dell'attuale capacità di produzione. Sorrel conclude: “Siccome gran parte degli analisti si aspettano che il tasso di declino medio aumenti in questo periodo, questa proiezione è da considerarsi ottimistica”. Quindi, buongiorno (in italiano nell'originale, ndT.) picco del petrolio. 

Quando ho sfidato Maugeri sulla discrepanza fra il il tasso di declino del 2-3% e quello del 1,4%, ha detto che la differenza era spiegata dalla crescita delle riserve – la tendenza a strizzare più petrolio di quanto ci si aspettasse dagli attuali giacimenti attraverso nuove tecnologie, lo sfruttamento di giacimenti secondari e così via. Ma in quel caso sembra che li abbia contati due volte, a giudicare dalla sua citazione nel paragrafo in alto. O probabilmente addirittura tre volte, visto che la nozione di crescita delle riserve è già tenuta in considerazione nelle stime esistenti. Sia i numeri della IEA sia quelli di IHS CERA sono tassi di declino complessivi osservati: riflettono la reale perdita di produzione che è avvenuta dopo – o nonostante – tutti gli investimenti dell'industria per aumentare la produzione contrassegnata nei giacimenti esistenti.

“Se Maugeri ha regolato i tassi di declino per la crescita futura delle riserve, li ha entrambi contati doppi, perché è già nelle previsioni esistenti, oppure presume una massiccia accelerazione nella crescita delle riserve in futuro”, spiega Richard Miller, un consulente petrolifero che ha lavorato per la BP ed è stato il primo a indicare la matematica ingannevole di Maugeri. “In entrambi i modi non è credibile”. Quando ho mandato una email al Dr. Maugeri per verificare se aveva capito la definizione del numero di declino del IHS-CERA che aveva citato, non ho avuto risposta.

Forse non è sorprendente. Maugeri è un cornucopiano di lungo corso ed ha una forma di pressapochismo interessato. In un precedente articolo per la rivista Science (2), ha cercato di smentire la modellizzazione del picco del petrolio usando un grafico della produzione di petrolio egiziana. Tristemente, il grafico che ha stampato non era della produzione di petrolio egiziana. Peggio ancora, se lo fosse stato avrebbe demolito il punto stesso che cercava di fare (3). 

Ciò che trovo sorprendente è che George Monbiot trovi il lavoro di Maugeri così “convincente”. Quante volte ho letto che insisteva sull'importanza della peer review? Strano quindi che debba entusiasmarsi del fatto che questo rapporto è stato “pubblicato dall'Università di Harvard” ma dimentica di menzionare il fatto che non sia apparso in nessuna rivista peer review e, peggio ancora, è stato finanziato dalla BP. Sospetto che entrambe le organizzazioni si rammaricheranno a vita per il loro coinvolgimento. Che dire di Monbiot? Se è davvero così rigoroso come gli piace evidenziare, dovrà fare non una sola inversione a U questo mese, ma due.   

1) (80-46)/46*100 = 74%
2) L. Maugeri, Oil: Never Cry Wolf-Why the Petroleum Age is Far from over, Science, Vol. 304 mo. 5674 pp. 1114-1115, 21 May 2004 http://www.sciencemag.org/content/304/5674/1114.summary
3) Q.Y. Meng and R.W. Bentley, Global oil peaking: Responding to the case for ‘abundant supplies of oil’, Energy, vol.33 pp 1179-1184, 2008