giovedì 26 marzo 2015

CRESCITA, DEBITO E BANCA MONDIALE.

Di Herman Daly
Traduzione e chiose di Jacopo Simonetta.


Si tratta di un articolo un po’ datato (15 agosto 2011), ma sempre attuale.   Lo propongo perché mi pare spieghi molto bene come funzionano gli istituti finanziari internazionali e come ragionano i loro dirigenti. 


Quando andavo alla scuola superiore di economia, nei primi anni ’60, pensavamo che il capitale fosse il fattore limitante della crescita e dello sviluppo.

  Pensavamo che bastasse iniettare capitale in un’economia e questa sarebbe cresciuta.   E man mano che l’economia cresce, è possibile reinvestire l’incremento del capitale generato dalla crescita e così crescere esponenzialmente.   Alla fine l’economia sarebbe stata ricca.   All'inizio, per avviare il processo, il capitale poteva provenire dal risparmio, da confische, da investimenti od aiuti internazionali, ma comunque la crescita avrebbe poi alimentato se stessa.   Il capitale incarnava la tecnologia, la fonte del suo potere.

  Il capitale era qualcosa di magico, ma era scarso.    Tutto ciò sembrava convincente allora.

(Un'opinione questa condivisa dagli economisti più illustri, si veda qui n.d.t)



Molti anni dopo, quando lavoravo per la Banca Mondiale, era chiaro che il capitale non era più il fattore limitante, ammesso che mai lo fosse stato.   Trilioni di dollari di capitale circolavano per il mondo cercando progetti in cui essere investiti e quindi crescere.   La Banca Mondiale capì che il fattore limitante era quello che chiamavano “progetti bancabili” – cioè investimenti che potevano concretizzare il capitale finanziario virtuale e farne crescere il valore ad un tasso accettabile, in genere 10% annuo o più, raddoppiando ogni 7 anni.
Poiché non c’erano abbastanza progetti bancabili per assorbire il capitale finanziario disponibile affinché crescesse, la WB decise di stimolare la creazione di tali progetti tramite delle “squadre per lo sviluppo dei paesi”,  spedite nei paesi indebitati ed assistiti dalla WB stessa.

Non ho dubbi che molti di questi progetti fossero utili (io invece si n.d.t) ma erano praticamente impossibili tassi di crescita del 10% e più senza deportazioni o abbattimento del capitale naturale, calcolando questo fra le entrate.  Entrambe cose che venivano fatte su grande scala.    E così i prestiti venivano ripagati.    Certamente che venivano restituiti, ma in genere non grazie ai proventi dei progetti, solitamente deludenti, bensì grazie ai proventi della tassazione generale dei paesi debitori.   Prestare a governi sovrani in grado di esigere tasse incrementa considerevolmente le probabilità di essere ripagati -  e forse incoraggia anche un certo lassismo nel giudicare i progetti.

Da dove venivano tutti questi capitali in eccesso?   Non dal risparmio - eccetto che per la Cina.

(In Cina, mi risulta che il capitale di partenza sia stato l’investimento estero richiamato mediante la protezione del medesimo in vari modi.   Bassi salari, nessun diritto dei lavoratori, nessuna legge ambientale, facilitazioni fiscali, popolazione disciplinata, polizia molto efficace, ecc.  N.d.t.).

Bensì da soldi nuovi e credito facile generato dalla riserva frazionaria del nostro sistema bancario, amplificata ed accresciuta dalla “leva finanziaria”.  
Destinatari della nuova offerta di denaro erano lontani dagli usi correnti al fine di ricavare un prezzo maggiore.

Se ci sono risorse inutilizzate e se i nuovi usi sono redditizi, il temporaneo aumento dei prezzi è controbilanciato dall'aumento della produzione – cioè dalla crescita.

Ma la scarsità di risorse e di ambienti, insieme con una carenza di progetti bancabili, bloccano questo tipo di crescita e ne risulta un eccesso di capitale finanziario che cerca di concretizzarsi in pochi progetti bancabili.

Così la WB doveva capire perché i suoi progetti davano bassi ritorni.   La risposta abbozzata sopra era ideologicamente inaccettabile perché sottintendeva un limite ecologico alla crescita.  

Una risposta più accettabile divenne presto chiara agli economisti della WB: progetti di micro livello non potevano essere produttivi in un macro ambiente di politica governativa irrazionale ed inefficiente.   La soluzione era dunque ristrutturare le macro economie mediante “aggiustamenti strutturali” – cioè libero mercato, crescita orientata all'esportazione, bilanci in pareggio, stretto controllo dell’inflazione, eliminazione dei sussidi sociali, deregolamentazione, sospensione delle leggi di tutela dell’ambiente e del lavoro – il cosiddetto “Washington Consensus”.

(Oggi si chiama "austerità", ma la sostanza è la stessa.  Se farlo agli altri è una carognata, che dire del farlo a noi stessi? N.d.t.).

Ma come convincere i paesi debitori a realizzare questi penosi “aggiustamenti strutturali” al macro livello al fine di creare un ambiente in cui i progetti finanziati dalla WB potessero essere produttivi?   La risposta fu, convenientemente, una nuova forma di debito: i prestiti all'aggiustamento strutturale, con cui incoraggiare o comprare le riforme politiche ritenute necessarie.  

Un’ulteriore ragione per gli aggiustamenti strutturali, o “prestiti alla politica”, era la necessità di spostare rapidamente molti soldi verso paesi, come il Messico, per sostenere le loro bilance dei pagamenti, in difficoltà nel restituire i prestiti ricevuti dalle banche private americane.   Inoltre, i prestiti politici, attualmente circa metà dei crediti della WB, non richiedevano la complessa e costosa pianificazione e supervisione richieste dal finanziamento di progetti.   Il denaro si muoveva rapidamente.

La definizione di “efficienza” della WB divenne, apparentemente, “muovere il massimo dei soldi con il minimo di pensiero”.

Perché, qualcuno potrebbe chiedersi, un paese dovrebbe prendere in prestito del denaro ad interesse per fare quei cambiamenti politici che potrebbe fare da solo e senza costi, se pensasse che tali politiche sono buone?   Forse non sono veramente favorevoli a tali politiche e, dunque, necessitano di essere corrotti per fare quello che è nel loro personale interesse.   Forse lo scopo dei normali governi debitori era quello di avere un nuovo prestito, spalmare i soldi in giro tra amici e parenti, lasciando il seguente governo a restituirlo con gli interessi.

Simili considerazioni ebbero poca attenzione alla WB che era ossessionata dallo spettro di un imminente “flusso di pagamento negativo”.   Che significa: ammontare del rimborso di vecchi prestiti più gli interessi maggiore del volume di nuovi prestiti.    La WB si sarebbe contratta fino a sparire perché inutile?   Un pensiero orribile per qualsiasi burocrazia !   Ma l’alternativa ad un flusso di pagamenti negativo per la WB è un debito dei paesi sempre in crescita.

 Naturalmente la WB non dichiarò che il suo business era accrescere l’indebitamento paesi poveri.   Piuttosto che era favorire la crescita, iniettando capitale ed incrementando la capacità dei paese debitori di assorbire ulteriore capitale dall'esterno.   Se il debito cresceva, anche il PIL cresceva.   Il presupposto era che l’economia reale sarebbe cresciuta altrettanto rapidamente del settore finanziario – cioè che la ricchezza fisica poteva crescere altrettanto rapidamente del debito monetario.

 (Non solo c’è un problema di diversa velocità fra grandezze virtuali (titoli di credito/debito) e reali (impianti, aziende, strutture, ecc.).  C’è anche il fatto che le grandezze virtuali (dipendenti da leggi arbitrarie inventate dai finanzieri) possono effettivamente crescere all'infinito.   Viceversa, le grandezze reali dipendono ostinatamente dalle leggi delle fisica, della chimica e dell’ecologia, del tutto refrattarie ai desideri ed alla volontà umana. N.d.t.).

Lo scopo principale della WB è di fare prestiti, di spingere i soldi fuori dalla porta, di essere una pompa da soldi.   Se il capitale finanziario fosse effettivamente il fattore limitante, i paesi farebbero la coda con dei buoni progetti e la WB dovrebbe razionare il capitale disponibile fra di essi.   Ma il capitale finanziario è sovrabbondante ed i buoni progetti pochi, così la WB deve spingere attivamente i soldi.

Per accelerare la pompa, spediscono in giro delle “squadre per lo sviluppo dei Paesi” che inventano dei progetti.   E se i progetti falliscono, inventano dei prestiti per gli aggiustamenti strutturali finalizzati a creare un ambiente macroeconomico più favorevole.   Se i prestiti per gli aggiustamenti strutturali sono trattati come bustarelle da governi corrotti, la WB non protesta troppo per timore di rallentare la pompa da soldi ed incorrere in un “flusso negativo di pagamento”.

Se il capitale non è più il magico fattore limitante la cui presenza scatena la crescita economica, che cosa è?

“Capitale” dice Frederick Soddy, “ significa meramente un guadagno non incassato, diviso per il tasso di interesse e moltiplicato 100” (Cartesian Economics, p. 27).   Più avanti spiega che: “Sebbene il finanziatore possa essere confortato dal pensiero che la sua ricchezza esista ancora da qualche parte sotto forma di capitale, in realtà è stata usata dal finanziato sia per investimenti che per consumi; ma il cibo od i combustibili non possono più essere usati.   Anzi è diventata un debito, cioè un’incognita sui futuri guadagni….”

In altre parole, in senso finanziario, il capitale è il futuro presunto rendimento netto di un progetto, diviso per il tasso di interesse e moltiplicato 100.   Piuttosto che un potere magico, è un’incognita, un pegno, sulla futura produzione economica reale.   Se il progetto finanziato potrà in futuro estrarre maggiori risorse ed impiegare maggiore lavoro per aumentare il reddito complessivo della società, i debiti potranno essere pagati con gli interessi.   Mentre una parte dei proventi extra rimarranno come profitto.   Ma tutto ciò richiede un incremento di produttività della materia ed un aumento del lavoro.  In altre parole: richiede una crescita fisica dell’economia.  Un tipo di crescita che nel mondo di ieri, economicamente vuoto, era ragionevole; mentre non lo è più nel mondo odierno, economicamente pieno.

Oramai è generalmente riconosciuto che c’è troppo debito nel mondo, sia pubblico che privato.   La ragione per cui ci troviamo con così tanto debito è che abbiamo avuto delle aspettative di crescita assurdamente irrealistiche.   Non ci saremmo mai aspettati che la crescita stessa potesse cominciare a costarci più di quanto vale, rendendoci più poveri anziché più ricchi.   Ma lo ha fatto.
E l’unica soluzione che i nostri economisti, banchieri e politici hanno trovato è: “di più del medesimo!”

Non potremmo almeno prenderci un breve intervallo per discutere l’idea di un’economia stazionaria?

(Forse no, perché i tempi per fermare la crescita sono passati.  Ora che è iniziata la recessione  dobbiamo occuparci di gestire la decrescita.    E' poco probabile che sussistano ancora le condizioni per stabilizzare l'economia ad un qualunque livello.   E comunque non è di questo che si stanno occupando enti ed autorità di ogni ordine, grado e colore politico. N.d.T).