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lunedì 24 aprile 2023

Perché non si riesce mai a cambiare niente prima che sia troppo tardi?



Il sottoscritto, Ugo Bardi, in una recente intervista ad una tv locale. da notare la t-shirt "Limits to Growth" e, come spilla, il logo ASPO-Italia.


Qualche giorno fa sono stato invitato a un dibattito su una TV locale sulla transizione energetica. Mi sono preparato raccogliendo dati. Avevo intenzione di portare all'attenzione dei telespettatori alcuni studi recenti che hanno mostrato quanto sia urgente e necessario allontanarsi dai motori convenzionali, tra cui un recente articolo di Roberto Cazzolla-Gatti(*) che mostra come la combustione dei combustibili fossili sia una delle principali cause di tumori in Italia.

E poi ho avuto una piccola epifania nella mia mente.

Mi sono visto dall'altra parte della telecamera, apparire sullo schermo nel soggiorno di qualcuno. Mi sono visto come un altro di quei professori dai capelli bianchi che dicono agli spettatori: "C'è un grave pericolo davanti a noi. Dovete fare come dico io, o ne seguirà il disastro".



Non funziona.

Potevo vedermi apparire alla gente più o meno come uno dei tanti virologi televisivi che hanno terrorizzato la gente con la storia del Covid negli ultimi tre anni. "C'è un grave pericolo causato da un virus misterioso. Se non fate come vi dico, ne seguirà il disastro."

Hanno spaventato molto la gente, ma solo per un po'. E ora la stupidità dei virologi televisivi, Tony Fauci e gli altri, getta un'ombra sulla validità generale della scienza. Di conseguenza, ora vediamo un'ondata di anti-scienza spazzare via la discussione portando con sé i relitti di decenni di leggende. Falsi allunaggi, terremoti come armi, com'era verde la Groenlandia ai tempi di Erik il Rosso, e non sai che il clima è sempre cambiato? Inoltre, Greta Thumberg è una stronza.

Ma non è tanto colpa dei virologi televisivi, sebbene loro abbiano fatto la loro parte nel creare il danno. È il sistema decisionale umano che funziona in modo perverso. Più o meno funziona così:

  • Gli scienziati identificano un grave problema e cercano di avvertire le persone al riguardo.
  • Gli scienziati vengono prima demonizzati, poi ignorati.
  • Non si fa nulla per risolvere il problema.
  • Quando si scopre che l'avvertimento era corretto, è troppo tardi.

Vi ricordate la storia del ragazzo che gridava "al lupo" ? Sì, funziona esattamente così nel mondo reale. Uno dei primi casi moderni nella storia reale è stato quello de "I limiti dello sviluppo" nel 1972.

  • Un gruppo di scienziati sponsorizzati dal Club di Roma ha scoperto che la crescita sfrenata del sistema economico globale ne avrebbe portato al collasso.
  • Gli scienziati e il Club di Roma furono demonizzati, poi ignorati.
  • Non è stato fatto nulla per risolvere il problema.
  • Ora che stiamo scoprendo che gli scienziati avevano ragione, il collasso sta già iniziando.

Più di recente, abbiamo visto come,

  • Gli scienziati hanno cercato di allertare le persone sui pericoli del cambiamento climatico.
  • Gli scienziati sono stati demonizzati e poi ignorati.
  • Nulla è stato fatto per il cambiamento climatico.
  • Quando si scoprì che l'avvertimento era corretto, era troppo tardi. (lo è).
Ci sono molti altri esempi, ma funziona quasi sempre così. Al contrario, quando, per qualche motivo, le persone prestano attenzione all'avvertimento, i risultati potrebbero essere anche peggiori, come abbiamo visto con l'epidemia di Covid. In tal caso, puoi aggiungere una riga 1b all'elenco che dice "le persone si spaventano e fanno cose che peggiorano il problema". Dopo un po', subentra la linea 2 (gli scienziati sono demonizzati) e il ciclo va avanti.

Allora, quali sono le conclusioni? Il principale, direi, è:

Evitare di essere uno scienziato dai capelli bianchi che lancia avvertimenti su gravi pericoli da uno schermo televisivo.

Allora, cosa dovresti dire quando appari in TV (e ti capita di essere uno scienziato dai capelli bianchi)? Buona domanda. La mia idea per quell'intervista televisiva era di presentare il cambiamento come un'opportunità piuttosto che come un obbligo. Ero pronto a spiegare come ci siano molti modi possibili per migliorare la qualità della nostra vita allontanandoci dai combustibili fossili.

Com'è andata? È stato uno dei migliori esempi che ho sperimentato nella mia vita della validità generale del principio che dice: "Nessun piano di battaglia sopravvive al contatto con il nemico". L'intervista si è rivelata un tipico agguato televisivo in cui il conduttore mi ha accusato di voler gettare tutti quanti sul lastrico portando via alla gente le loro auto e le loro stufe a gas, di cercare di avvelenare il pianeta con batterie al litio e di promuovere lo sfruttamento del 3° mondo per le miniere di coltan. 

Non l'ho presa in modo gentile, come vi potete immaginare. L'intervista è diventata conflittuale ed è rapidamente degenerata in una rissa verbale. Non vi passo un link all'intervista; non è così interessante. Inoltre, era tutto in italiano. Ma potete avere un'idea di come vanno queste cose da un'imboscata simile contro Matt Taibbi su MSNBC . Cosa hanno pensato gli spettatori? Spero che abbiano cambiato canale. 

Alla fine. Sono solo sicuro che se qualcosa deve succedere, accadrà.



(*) L' articolo di Roberto Cazzolla-Gatti sugli effetti cancerogeni della combustione è davvero impressionante. Leggetelo, anche se non siete catastrofisti imparerete molte cose.

(**) CJ Hopkins offre alcuni suggerimenti su come comportarsi quando si è sottoposti a questo tipo di attacco. Dice che dovresti rifiutarti di rispondere ad alcune domande, rispondere con più domande, evitare di prendere sul serio l'intervistatore e cose del genere. È sicuramente meglio che cercare soltanto di difendersi, ma è estremamente difficile. Non era la prima volta che affrontavo questo tipo di agguato, ma quando sei nel fuoco incrociato hai poche o nessuna possibilità di evitare una sconfitta memetica.


sabato 31 marzo 2018

"Viaggiare Elettrico:" Una Presentazione di Ugo Bardi (Parte I)



Questa è la prima parte della presentazione di "Viaggiare Elettrico" che ho fatto insieme al rettore dell'Università di Firenze, allo Chalet Fontana, a Firenze, il 2 Marzo 2018.  (seconda parte)


giovedì 23 giugno 2016

Perché Gianni l'idraulico non vuole l'energia rinnovabile

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR


Gianni (Joe) l'idraulico è una persona vera, ma anche un'astrazione per indicare l'operaio metalmeccanico americano pieno di problemi.


In un post precedente, ho sostenuto che una transizione globale al 100% di energia rinnovabile sarebbe molto costosa, ma possibile, e che potrebbe anche essere sufficientemente rapida da evitare di superare gli obbiettivi di emissioni stabiliti dalla COP21. Questa opinione ha innescato il solito flusso di commenti negativi, basati principalmente su vecchie fandonie o ragionamenti ideologizzati. Ha generato anche una discussione in un forum privato dove si è sostenuto che potremmo fare la transizione se potessimo convincere l'opinione pubblica che l'energia rinnovabile è una cosa buona. Mi sono trovato in parziale disaccordo con questa interpretazione ed ho risposto con un commento che riproduco qui, con poche modifiche.  


Tutti i sondaggi indicano che la “opinione pubblica” è ampiamente favorevole all'energia rinnovabile, eccetto una minoranza dura a morire che sfoga le proprie frustrazioni commentando i post che non gli piacciono. Quindi non ci serve un grande sforzo per convincere "Gianni l'idraulico" che l'energia solare è una buona idea.

Sfortunatamente, è più probabile che Gianni non abbia soldi sufficienti per installare pannelli solari nel suo giardino. Al contrario, probabilmente è in rosso e se qualcuno se ne esce dicendogli, “guarda, la tua bolletta elettrica è il risultato dei sussidi all'energia rinnovabile”, lui ci crederà. Probabilmente continuerà a pensare che l'energia solare è una buona idea, ma non vorrà pagare per averla (né, in generale, per qualsiasi cosa collegata alla “sostenibilità” o a “combattere il cambiamento climatico”).

Alla fine, non importa granché ciò che pensa o fa Gianni. Il punto è come convincere quella entità nebulosa che chiamiamo “sistema finanziario” a convogliare grandi quantità di denaro in energia rinnovabile prima che sia troppo tardi. E con grandi intendo GRANDI: se i grandi investitori non si muovono, e velocemente, siamo spacciati.

La difficoltà del problema è evidente se consideriamo ciò che è successo durante l'ultimo decennio, quando il “sistema finanziario” ha riversato enormi quantità di denaro nell'industria del gas e del petrolio di scisto. E conosciamo tutti la storia della grande bolla che sta scoppiando proprio in questo momento. Ma non è solo una questione di soldi: è stato un incredibile uso scellerato delle risorse che ha condizionato l'intera civiltà, una cosa che potrebbe averla anche condannata definitivamete, anche in termini di grandi quantità di gas serra emessi e che non avevano bisogno di essere emessi.

Non riesco a non pensare, “e se tutti i soldi e le risorse fossero state usate per le rinnovabili, invece?” Il mondo oggi sarebbe del tutto diverso. Quindi chi ha deciso di spingere tutti quei soldi nella direzione sbagliata? Gli gnomi di Zurigo? I Troll di Budapest? I Goblin di Southampton? Gli Orchi di Bratislava? Chi?

Penso sia questo il nocciolo della questione. Come potete vedere nel mio post, gli investimenti in energia rinnovabile sembrano essersi stabilizzati dopo il 2011.




E questo è MOLTO preoccupante. D'altra parte, è anche vero che vediamo una tendenza all'aumento durante gli ultimi due anni. Ciò potrebbe indicare un ritorno di interesse del sistema finanziario per le rinnovabili. E l'impressione è che, sì, che ci sia una chiara tendenza in quella direzione. Pertanto forse abbiamo una possibilità, ma ci dobbiamo muovere.

h/t Adam Siegel


domenica 5 giugno 2016

Un mondo 100% rinnovabile è possibile? Un sondaggio fra gli esperti

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR



Riporto qui i risultati di una piccola indagine che ho portato a termine la scorsa settimana fra i membri di un forum di discussione, principalmente esperti di energia rinnovabile (*). Si è trattato di un sondaggio molto informale, non inteso per avere un valore statistico. Ma circa 70 persone hanno risposto fra un totale di 167 membri, quindi penso che questi risultati abbiano un certo valore nel dirci come si sentono gli esperti in questo campo. E sono stato sorpreso dal notevole ottimismo che è uscito fuori dal sondaggio. Ecco cosa ho chiesto ai membri della lista (nota: questo sondaggio ora è online su Doomstead Diner).

martedì 24 maggio 2016

Quanto ci costa passare alle rinnovabili?

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR




Fonte dell'immagine. I calcoli “sul retro di una busta” sono una tradizione nella scienza è spesso si rivelano essere in grado di fornire un sacco di informazioni utili, evitando allo stesso tempo la trappola comune dei modelli complessi, quella di essere in grado di misurare tutto, ammesso che abbia sufficienti parametri regolabili. 


L'economia mondiale può essere vista come un gigantesco motore di calore. Consuma energia, principalmente sotto forma di combustibili fossili, e la usa per produrre beni e servizi. A prescindere da quanto sia messo a punto ed efficiente il motore, ha comunque bisogno di energia per funzionare. Così, se vogliamo fare il grande cambiamento che chiamiamo “transizione energetica” dai combustibili fossili alle rinnovabili, non possiamo basarci solo su efficienza e risparmio energetico. Dobbiamo alimentare la grande bestia con qualcosa che la faccia funzionare, l'energia prodotta dalle fonti rinnovabili come il fotovoltaico (FV) ed eolico sotto forma di energia elettrica.

Ecco qualche nota sul tipo di sforzo di cui abbiamo bisogno per passare ad una infrastruttura completamente rinnovabile prima che sia troppo tardi per evitare la doppia minaccia della distruzione climatica e dell'esaurimento delle risorse. Si tratta di un compito arduo: dobbiamo farlo, fondamentalmente, in circa 50 anni da adesso, probabilmente meno, altrimenti sarà troppo tardi per evitare un disastro climatico. Cerchiamo quindi un calcolo “sul retro di una busta” che possa fornire una stima di ordine di grandezza. Per una trattazione completa, vedete questo articolo di Sgouridis et al.

lunedì 22 febbraio 2016

Parte il progetto europeo MEDEAS

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR 



di Antonio Turiel

Cari lettori,

nella giornata di oggi e domani l'Istituto di Scienze del Mare del CSIC ospita la riunione iniziale del progetto MEDEAS. MEDEAS (acronimo di Modelling Energy system Development under Environmental And Socioeconomic constraints – Modellizzazione dello sviluppo del sistema energetico nei limiti ambientali e socioeconomici) è un progetto europeo finanziato nel segno dello schema Orizzonte 2020 di finanziamento della ricerca europea. Questo progetto è coordinato dalla mia istituzione, più nello specifico dal mio collega Jordi Solé.

domenica 14 febbraio 2016

Come l'Uruguay è passato dai combustibili fossili al 95% di elettricità pulita in 10 anni

Da “U.S. Uncut”. Traduzione di MR (via Bill Everett)

3 dicembre 2015

“Il paese sta definendo le tendenze globali per l'investimento in rinnovabili”.
Mentre i leader mondiali si riuniscono a Parigi per discutere come frenare il cambiamento climatico, il popolo dell'Uruguay si sta godendo l'energia accessibile e pulita con pochissimo inquinamento.

Durante l'ultimo decennio, l'Uruguay è passato da una totale dipendenza da combustibili fossili sporchi ad avere più del 94% della loro elettricità da fonti rinnovabili. La cosa più incredibile è che l'Uruguay ha fatto il passaggio senza alcun sussidio governativo ed ora garantisce ai cittadini bollette energetiche mensili più basse di prima.

“Ciò che abbiamo imparato è che le rinnovabili sono semplicemente un buon affare”, dice Ramón Méndez, Direttore Nazionale per l'Energia. “I costi di costruzione e manutenzione sono bassi, nella misura in cui si fornisce un ambiente sicurto agli investitori, è un [affare] molto attraente”.

martedì 5 gennaio 2016

Solare ed eolico hanno appena superato un altro grande punto di svolta

Da “Bloomberg”. Traduzione di MR

Non ha mai avuto meno senso di adesso costruire centrali elettriche a combustibili fossili.

Di Tom Randall


Immagine da BERC

L'energia eolica è ora la forma di elettricità più conveniente da produrre sia in Germania sia nel Regno Unito, anche senza i sussidi del governo, secondo una nuova analisi della Bloomberg New Energy Finance (BNEF). E' la prima volta che viene superata quella soglia da un'economia del G7.
Ma questo è meno interessante di quanto è appena accaduto negli Stati Uniti.

Per rendersi conto di quello che succede lì bisogna capire il fattore di capacità. Si tratta della percentuale del potenziale massimo di una centrale elettrica che viene realmente ottenuta nel tempo.
Consideriamo un progetto solare. Il sole non splende di notte e, anche durante il giorno, varia in intensità a seconda del tempo e delle stagioni. Quindi un progetto che può sfornare 100 megawatt ora di elettricità durante la parte più soleggiata del giorno potrebbe produrre solo il 20% di questi se si fa la media di un anno. Questo gli dà un 20% di fattore di capacità.

Uno dei maggiori punti di forza dell'energia elettrica da combustibili fossili è che possono controllare fattori di capacità molto alti e prevedibili. La centrale elettrica a gas media degli Stati Uniti, per esempio, può produrre circa il 70% del proprio potenziale (non arrivando al 100% a causa della domanda stagionale e della manutenzione). Ma ecco cosa sta cambiando, ed è una cosa grossa.

Per la prima volta, l'adozione diffusa di rinnovabili sta abbassando efficacemente il fattore di capacità dei combustibili fossili. Questo perché una volta che progetti eolici o solari vengono costruiti, il costo marginale dell'elettricità che producono è praticamente zero – elettricità gratis – mentre le centrali a carbone o a gas richiedono più combustibile per ogni nuovo watt prodotto. Se siete una società elettrica che può scegliere, scegliete sempre la roba gratis.

E' un ciclo che si auto-rinforza. Man mano che vengono installate più rinnovabili, le centrali a carbone o a gas vengono usate di meno. Man mano che carbone e gas vengono usati di meno, il costo del loro uso per generare elettricità aumenta. Man mano che il costo dell'elettricità da carbone e gas aumenta verranno installate più rinnovabili.

E' iniziato il circolo virtuoso





Fonte: Bloomberg

Eolico e solare hanno costituito per lungo tempo una piccola percentuale dell'elettricità statunitense – circa il 5% nel 2014. Ma la produzione è aumentata ad un tasso esponenziale e quelle due fonti energetiche ora sono sufficientemente grandi da influenzare quando vengono tenute in funzione le centrali a carbone e a gas naturale, secondo la BNEF.

Ci sono due ragioni per le quali questo passaggio dei fattori di capacità è importante. Primo, si tratta dell'ennesimo segnale dell'ascesa della forza dirompente dell'energia rinnovabile nei mercati elettrici. E' impossibile spazzare via le rinnovabili negli Stati Uniti allo stesso modo in cui sarebbe stato possibile solo pochi anni fa. “Le rinnovabili stanno davvero diventando competitive e stanno competendo in modo più diretto coi combustibili fossili”, ha detto l'analista della BNEF Luke Mills. “Stiamo assistendo al logoramento del tasso di utilizzo dei combustibili fossili”.

Secondo, il passaggio illustra un grave nuovo rischio per le società elettriche che pianificano di investire in centrali a carbone o a gas naturale. Storicamente, un alto fattore di capacità è stato un input fisso nel calcolo dei costi. Ma ora chiunque contempli una centrale elettrica da un miliardo di dollari con un ciclo di vita previsto di decenni deve considerare la possibilità che, man mano che il tempo passa, la centrale sarà usata di meno di quando è stata aperta.


I fattori di capacità fa una inversione netta 




Fonte: Bloomberg, Dati: BNEF

Gran parte del declino dei fattori di capacità è dovuto alle costose “centrali di carico di baseche sono state accese di meno a causa delle rinnovabili”, secondo l'analista della BNEF Jacqueline Lilinshtein. Le centrali progettate per entrare in rete solo durante la parte dell'anno con la domanda più alta, conosciute come centrali di picco, giocano un ruolo minore. In ogni caso, il risultato finale è che l'elettricità alimentata da carbone e gas sta diventando più cara e i profitti meno prevedibili.

Per l'eolico e il solare è vero l'opposto, così come per i nuovi sistemi di batterie che possono essere accoppiati alle rinnovabili per sostituire alcune centrali di picco. L'energia eolica, compresi i sussidi statunitensi, è diventata l'elettricità più conveniente negli Stati Uniti per la prima volta lo scorso anno 4, secondo la BNEF. L'energia solare è leggermente indietro, ma i costi stanno scendendo rapidamente, specialmente quelli associati al finanziamento di nuovi progetti.


I costi più recenti del solare per Stato





Fonte: BNEF, Annotata da Bloomberg



I vantaggi economici dell'eolico e del solare sui combustibili fossili vanno oltre il prezzo. 5 Tuttavia, è notevole che in ogni grande area del mondo, il costo del ciclo di vita dei nuovi progetti di carbone e gas 6 stiano aumentando considerevolmente nella seconda metà del 2015, secondo la BNEF. Aed in ogni grande area il costo delle rinnovabili continua a crollare.

giovedì 12 novembre 2015

I dieci anni che hanno cambiato tutto ed hanno impedito ogni cambiamento

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


Manca un mese dalla COP-21, a Parigi, che dovrebbe cambiare tutto – e che probabilmente non cambierà niente di rilevante. Ma il cambiamento avviene, anche se in modi che spesso ci sorprendono e che potrebbe non farci piacere di vedere. Il decennio scorso è stato un periodo di enormi cambiamenti ed anche un decennio di giganteschi sforzi mirati ad evitare il cambiamento a tutti i costi. E' una delle molte contraddizioni del nostro mondo. Lasciate quindi che vi racconti la storia di questi anni difficili.


- L'accelerazione del cambiamento climatico. Nel 2005, il cambiamento climatico sembrava essere ancora un'animale relativamente domabile. Gli scenari presentati dal IPCC (a quel tempo aggiornati al 2001) mostravano aumenti della temperatura graduali e i problemi sembravano essere lontani decenni – se non secoli. Ma il 2005 è stato anche l'anno in cui è diventato chiaro che limitare il riscaldamento a non più di 2°C era molto più difficile di quanto si pensasse in precedenza. Allo stesso tempo, il concetto che il cambiamento climatico è un processo non lineare ha iniziato a penetrare nel dibattito e il pericolo di un “cambiamento climatico fuori controllo” e stato sempre più compreso. Gli eventi del decennio hanno mostrato la rapida progressione del cambiamento climatico. Uragani (Katrina nel 2005, Sandy nel 2012 e molti altri), la fusione delle calotte glaciali, la fusione del permafrost, che rilascia il suo carico mortale di metano immagazzinato, enormi incendi forestali, stati interi che si prosciugano, la perdita di biodiversità, l'acidificazione degli oceani e molto altro. E' stato scoperto che le temperature alte condizionano gli esseri umani di più di quanto si credesse e, come colpo di grazia, che gli effetti negativi sul comportamento umano dell'aumento della concentrazione di CO2 sono molto più importanti di quanto si credesse. Stiamo scoprendo con orrore che stiamo trasformando il nostro pianeta in una camera a gas e non sappiamo come fermarci.

- L'insorgere del negazionismo. Nel 2005, Il negazionismo della scienza del clima sembrava essere in declino, da seppellire nella pattumiera della storia a causa dell'accumulo di conoscenza scientifica sul clima. Non sarebbe stato così. La campagna contro la scienza ha aumentato il ritmo, usando la gamma completa di tecniche di propaganda a disposizione. Nel 2008, abbiamo visto il cosiddetto scandalo del “climategate”, probabilmente la campagna di PR negativa di maggior successo mai montata. Nel 2011, il meme della “pausa” è stato diffuso dal Daily Mail ed è stato un altro attacco propagandistico di notevole  successo. Poi, i singolo scienziati del clima sono stati molestati, demonizzati, investigati e persino minacciati fisicamente, mentre l'opinione pubblica è stata l'obbiettivo di un bombardamento di informazioni contraddittorie atte a creare incertezza e dubbio. La campagna ha avuto successo, specialmente negli Stati Uniti. Durante la campagna presidenziale del 2012, abbiamo visto entrambi i candidati evitare il problema del cambiamento climatico come se fosse avvelenato. E, nel 2015, vediamo qualcosa di mai visto prima: nessuno dei candidati repubblicani alle presidenziali ammette che il cambiamento climatico sia causato dalle attività umane. E questo è un problema. Il negazionismo rimane un fardello pesante nel cercare di fare qualcosa di pratico per fermare il cambiamento climatico.

- Il picco che non c'è stato. Nel 1998, Colin Campbell e Jean Laherrere hanno riesaminato le idee di Marion King Hubbert che, negli anni 50, aveva introdotto il concetto di “picco” di produzione del petrolio greggio. I loro calcoli indicavano che il picco mondiale – che hanno denominato “picco del petrolio” - sarebbe avvenuto nel 2004-2005. E' stata una previsione ragionevolmente buona in termini di petrolio “convenzionale”, che sembra aver raggiunto il picco fra il 2005 e il 2008. Ma Campbell e Laherrere non avevano considerato il ruolo del petrolio “non convenzionale”, combustibili liquidi come il petrolio di scisto (o tight oil). Usando queste nuove fonti, la produzione di “tutti i liquidi” ha continuato ad aumentare e ciò ha reso il concetto di picco del petrolio popolare più o meno quanto lo era Saddam Hussein  nel decennio precedente. Il tentativo dell'industria petrolifera di produrre da risorse difficili ha portato a diverse conseguenze negative per l'ecosistema (ricordate Macondo nel 2010?), ma quello principale è che le emissioni di CO2 non sono declinate in conseguenza dell'esaurimento, come ci si sarebbe potuto aspettare.

- Lo svanire del verde. Negli anni 90, la sostenibilità era ancora un'idea di moda e i partiti Verdi avevano una rappresentanza considerevole in molti parlamenti europei. Col tempo, tuttavia, il peso politico del movimento ambientalista è stato eroso costantemente. Il destino dei partiti Verdi segue da vicino quello di tutte le idee sulla sostenibilità ambientale, che non sono più parte dell'arsenale degli slogan dei politici vincenti. Persino l'Unione Europea, un tempo bastione della ragione e della consapevolezza ambientale, ha perduto il proprio focus, in particolare con la folle speranza di importare gas naturale dagli Stati Uniti. La maggior parte delle persone sembra essere così impegnata con le proprie preoccupazioni economiche quotidiane da non avere tempo o inclinazione per preoccuparsi di un'entità astratta chiamata “Ambiente”, che sembra essere un lusso costoso che al momento non possiamo permetterci. Sembra che il concetto di “crescita” abbia spazzato via l'Ambiente ovunque, in quanto alla cosa cui teniamo di più.

- Il collasso finanziario. Le cause profonde della grande crisi finanziaria del 2008 non sono mai state comprese realmente e sono state ridotte alla contingenza di cattive pratiche in campo finanziario. Tuttavia, non si è trattato solo di una crisi finanziaria, ha portato la macchina economica mondiale reale quasi all'arresto totale. La crisi è stata superata stampando più soldi e l'economia ha ricominciato a funzionare, ma non si è mai ripresa completamente. E nessuno sa se un altro collasso finanziario sia dietro l'angolo e cosa si possa fare se arriverà. Il collasso finanziario ha mostrato la fragilità dell'intero sistema ed ha fissato l'attenzione della maggior parte delle persone sui fattori finanziari/monetari, portandole spesso a dimenticare che c'è anche il mondo reale, la fuori, e che “l'economia” non sono solo transazioni finanziarie, ma significa anche fornitura di risorse materiali perché la società sopravviva.

 - L'aumento dei conflitti. Il confronto militare e e il conflitto violento sono in aumento. Abbiamo visto carri armati manovrare nel cuore stesso dell'Europa ed una immensa fascia di terra in un confronto militare quasi continuo, dal Nord Africa al Medio Oriente, fino ad arrivare all'Afghanistan. Intere nazioni si stanno sbriciolando sotto i bombardamenti aerei massicci e del conflitto civile, producendo la fuga di centinaia di migliaia di profughi. E' come un fuoco che si è acceso tempo fa e ora sta crescendo, inghiottendo un paese dopo l'altro. E nessuno può dire dove si fermerà il fuoco, se si fermerà. La sola cosa che possiamo dire è che il conflitto distruttivo tende ad esplodere in quegli stati in cui l'economia è stata in gran parte sostenuta dai proventi dell'esportazione dei combustibili fossili e dove l'esaurimento ha portato alla perdita totale o parziale di questi proventi. E' stato il caso, per esempio, di Egitto, Yemen e Siria. La lotta può essere anche collegata al cambiamento climatico ed alla conseguente siccità, come nel caso della Siria. Non possiamo dire con certezza se tutto questo sia il precursore di cose in arrivo in altri luoghi, ma potrebbe tranquillamente essere così.

- Ed altro... Quanto sopra non è un elenco esauriente di tutte le cose che sono successe nel decennio passato. Si potrebbe aggiungere l'erosione della democrazia e della libertà personale in Occidente, il declino o persino il collasso di diverse economie nazionali, la deglobalizzazione in corso, l'aumento della competizione per risorse minerali rare e limitate e molto altro. Ma tutti questi eventi hanno un'origine comune. In tutti i casi, le persone e le istituzioni hanno reagito raddoppiando lo sforzo per trovare più risorse, a tutti i costi, sia dal punto di vista finanziario che ambientale. Ed hanno anche aumentato il loro sforzo per negare l'esistenza e il pericolo del cambiamento climatico. Poi, la maggior parte delle persone hanno cercato di risolvere le proprie difficoltà economiche immediate lavorando duramente ed ignorando le ragioni profonde dei loro guai. Ed eccoci qua: dopo un decennio di sforzo per ignorare e limitare i cambiamenti, siamo di fronte a cambiamenti inevitabili e drastici. E non sappiamo esattamente come adattarci a questi cambiamenti. E' un momento difficile quello che abbiamo di fronte.

D'altra parte, c'è stata almeno una tendenza positiva durante gli ultimi dieci anni.

- La rivoluzione rinnovabile. Le tecnologie solare ed eolica sono migliorate in modo eccezionale sia in termini di costi sia in termini di efficienza. Non ci sono stati miracoli tecnologici, soltanto miglioramenti costanti. Il risultato è che, in dieci anni, le rinnovabili come il fotovoltaico basato sul silicio e le centrali eoliche sono passate dall'essere dei giocattoli per ambientalisti a tecnologie serie che possono produrre energia a costi competitivi con quelli dei combustibili fossili. L'energia rinnovabile è la più grande speranza che abbiamo per un adattamento non distruttivo agli inevitabili cambiamenti che ci aspettano. Non sarà facile, ma è possibile; dobbiamo lavoraci sodo.



lunedì 21 settembre 2015

Ce la facciamo a sostituire i fossili con le rinnovabili prima che sia troppo tardi?


Il risultato di uno dei modelli sviluppati da Alessandro Pulvirenti per descrivere la "Transizione Energetica." Vedete il declino della produzione fossile e il rapido aumento di quella rinnovabile.

Dicevano i Cinesi che vivere in tempi interessanti è una maledizione. In effetti, c'è poco da dubitare che viviamo in tempi interessanti. A parte le varie guerre, stermini di massa, migrazioni, e tutto il resto, abbiamo davanti un problema cruciale: Siamo in grado smettere di bruciare combustibili fossili prima che il cambiamento climatico ci spazzi via? E siamo in grado di sostituirli con qualcosa che ci dia altrettanta energia da permetterci di sopravvivere? E siamo in grado di farlo prima che le risorse fossili si esauriscano?

Bella domanda. Diciamo che vale qualche trilione di dollari; il valore monetario di un'intera civiltà. Ci prova a dare una risposta Alessandro Pulvirenti con una serie di calcoli molto dettagliati e molto interessanti. Come vi potete immaginare, non è un calcolo facile e le assunzioni necessarie sono tante e tutte piuttosto incerte. Ma, in breve, comunque, Pulvirenti basa i suoi calcoli su una diminuzione progressiva dell'EROEI (resa energetica) dei fossili, su una "curva di Hubbert" per i consumi fossili, e sull'idea che una certa frazione dell'energia prodotta (fossile e rinnovabile) verrà riutilizzata per costruire nuovi impianti rinnovabili che, alla fine, sostituiranno completamente quelli fossili.

I risultati variano a seconda delle assunzioni iniziali. Ecco le conclusioni alle quali arriva Pulvirenti.

Visti i risultati dei 4 modelli utilizzati, ci si rende conto che:

E' quasi impossibile escludere totalmente l'uso dei combustibili fossili con le sole fonti rinnovabili, utilizzando le tecnologie attuali e la capacità di produzione delle aziende.

Invece, soddisfare le esigenze di energia elettrica attuali e future (il 50% dell'energia primaria) è una cosa fattibile, ma richiede grandi investimenti per gli impianti di produzione (aziende).

Rinviare ulteriormente la transizione e cercare di effettuarla in futuro in minor tempo, richiederà maggiori risorse energetiche annuali, sia per la produzione dei manufatti (celle PV o aerogeneratori) che investimenti per gli impianti delle aziende prodruttrici; con il rischio che l'eccessiva sottrazione di risorse energetiche, causi una crisi economica e sociale molto intensa.

Questi risultati sono diversi da quelli miei e dai miei collaboratori (Sgouridis et al.), dove troviamo che in effetti è possibile sostituire l'energia fossile con altrettanta energia netta di origine rinnovabile in una arco di tempo di una cinquantina di anni. Anche Greenpeace è venuta fuori con una proposta di arrivare al 100% di energia rinnovabile per il 2050.

Ma non mi sembra che ci siano contrasti fondamentali: dipende dalle assunzioni iniziali. Come tutti sappiamo, anche senza bisogno di calcoli dettagliati, la transizione è complessa e richiede dei sacrifici che, al momento, nessuno ha voglia di fare. E se nessuno ha voglia di fare sacrifici, alla transizione non arriveremo mai, di certo.

Comunque, date un'occhiata al post di Pulvirenti, con il quale mi congratulo per il lavoro svolto. Potete commentare qui, su "effetto risorse," che Alessandro segue normalmente.



sabato 7 febbraio 2015

Spiegazione dei miti energetici

Da “Our finite world”. Traduzione di MR

Di Gail Tverberg

Repubblicani, Democratici e ambientalisti, tutti hanno i loro miti energetici preferiti. Persino chi crede nel picco del petrolio ha i suoi miti preferiti. Quelle che seguono sono alcune credenze sbagliate provenienti da diverse prospettive energetiche. Comincerò con un mito recente e poi parlerò di quelli che esistono da più tempo.

Mito 1. Il fatto che i produttori di petrolio stiano parlando di volere esportare petrolio greggio significa che gli Stati Uniti hanno più che sufficiente petrolio greggio per il proprio fabbisogno.

La storia vera è che i produttori vogliono vendere il loro petrolio greggio al prezzo più alto possibile. Se hanno una scelta fra raffinerie A, B e C in questo paese a cui vendere il petrolio, la quantità massima che possono ricevere per il loro petrolio è limitata dal prezzo che pagato da queste raffinerie, meno il costo di spedizione del petrolio a queste raffinerie. Se diventa improvvisamente possibile vendere petrolio greggio a raffinerie altrove, emerge la possibilità che sia disponibile un prezzo più alto in un altro paese. Le raffinerie sono ottimizzate per un particolare tipo di greggio. Se, per esempio, le raffinerie in Europa sono a corto di greggio leggero e dolce per tale petrolio dalla Libia è in gran parte ancora indisponibile, una raffineria europea potrebbe essere disposta a pagare un prezzo più alto per il petrolio greggio di Bakken (che a sua volta produce greggio leggero e dolce) che una raffineria in questo paese. Anche coi costi di spedizione, un produttore di petrolio potrebbe essere in grado di fare un profitto maggiore sul suo petrolio venduto fuori dagli Stati Uniti che non su quello venduto all'interno degli Stati uniti.

Gli Stati Uniti hanno consumato 18,9 milioni di barili al giorno di prodotti petroliferi durante il 2013. Per soddisfare il loro fabbisogno di petrolio, gli Stati Uniti hanno importato 6,2 milioni di barili al giorno nel 2013 (compensando i prodotti petroliferi esportati con il petrolio greggio importato). Così, gli Stati Uniti sono, e continueranno probabilmente ad essere, dei grandi importatori di petrolio greggio.

Se la produzione e il consumo rimangono ad un livello costante, aggiungere esportazioni di petrolio greggio richiederebbe a sua volta un'aggiunta di importazioni. Queste importazioni di petrolio greggio potrebbero essere un diverso tipo di petrolio rispetto a quello esportato – molto probabilmente greggio acido e pesante anziché dolce e leggero. O forse le raffinerie statunitensi specializzate in petrolio greggio leggero e dolce saranno costrette ad aumentare il loro prezzo di acquisto perché sia compatibile coi prezzi del petrolio greggio mondiali di quel tipo di prodotto.

La ragione per cui le esportazioni di petrolio greggio hanno senso dal punto di vista di un produttore di petrolio è che questo si muove per fare più soldi esportando il suo greggio verso raffinerie oltreoceano che pagheranno di più. Come questo funzionerà alla fine non è chiaro. Se le raffinerie statunitensi di greggio leggero e dolce vengono costrette ad aumentare i prezzi del petrolio che comprano e il prezzo di vendita dei prodotti petroliferi americani non aumenta per compensare, allora altre raffinerie di greggio leggero e dolce andranno fuori mercato, sistemando un eccesso di offerta di tali raffinatori. O forse i prezzi  dei prodotti finiti statunitensi cresceranno, a riprova del fatto che gli Stati Uniti in passato hanno in qualche misura ricevuto un contratto (collegato al divario fra i prezzi del petrolio Brent europeo e WTI statunitense), relativo ai prezzi mondiali. In questo caso i consumatori statunitensi finiranno per pagare di più.

La sola cosa che è molto chiara il desiderio di spedire petrolio greggio all'estero non riflette troppo il totale di petrolio greggio prodotto negli Stati Uniti. Al massimo, quello che significa è una sovrabbondanza di raffinerie, nel mondo, adatte al greggio leggero e dolce. Questo succede perché negli anni il mix mondiale di petrolio è generalmente passato a tipi di petrolio più pesante ed acido. Forse se c'è più petrolio dalle formazioni di scisto, il mix comincerà a tornare come in origine. Questo è un “se” molto grande, tuttavia. I media tendono a esagerare anche le possibilità di tale estrazione.

Mito 2. L'economia non ha realmente bisogno di tanta energia.

Noi esseri umani abbiamo bisogno di cibo del tipo giusto che ci fornisca l'energia di cui abbiamo bisogno per svolgere le nostre attività. L'economia è molto simile: ha bisogno di energia dei tipi giusti per svolgere le proprie attività.

Un'attività essenziale dell'economia è quella di coltivare e lavorare il cibo. Nei paesi in via di sviluppo, nelle zone calde del mondo, la produzione, immagazzinamento, trasporto e preparazione del cibo conta per la maggior parte dell'attività economica (Pimentel e Pimentel, 2007). Nelle società tradizionali, gran parte dell'energia proviene dal lavoro umano ed animale e dalla combustione di biomasse. Se un paese in via di sviluppo sostituisce i combustibili moderni alle fonti energetiche tradizionali per la produzione e la preparazione del cibo, l'intera natura dell'economia cambia. Possiamo vedere che questa cosa è iniziata ad accadere su base mondiale dai primi anni dell'800, quando energie diverse dall'uso della biomassa si sono diffuse.


Figura 1. Consumo mondiale di energia per fonte, sulla base delle stime di Vaclav Smil da “Transizione energetica: storia, requisiti e prospettive” insieme ai dati statistici della BP sul 1965 e successivi

La Rivoluzione Industriale è cominciata nel tardo 700 in Gran Bretagna. E' stata resa possibile dall'uso del carbone, che ha reso possibile fare metalli, vetro e cemento in quantità molto più grandi che in passato. Senza carbone, la deforestazione sarebbe diventata un problema, soprattutto in prossimità di aree urbane fredde come Londra. Col carbone, è diventato possibile usare i processi industriali che richiedevano calore senza il problema della deforestazione. I processi che usano alti livelli di calore sono anche diventati più economici, perché non era più necessario tagliare alberi, fare carbonella da legna e trasportarla per lunghe distanze (perché i boschi vicini erano già stati esauriti).

La disponibilità di carbone ha permesso che si diffondesse l'uso di nuove tecnologie: Per esempio, secondo Wikipedia, il primo motore a vapore è stato brevettato nel 1608 e il primo motore a vapore commerciale è stato brevettato nel 1712. Nel 1781, James Watt ha inventato una versione migliorata del motore a vapore. Ma per attuare davvero il motore a vapore usando treni di metallo che corrono su binari, serviva il carbone, per rendere relativamente a buon mercato grandi quantità di metallo. Cemento e metallo potevano essere usati per fare moderni impianti idroelettrici, permettendo la produzione in quantità di elettricità. Dispositivi come le lampadine (che usano vetro e metallo) potevano essere costruite in quantità, così come i cavi per trasmettere l'elettricità, permettendo un giorno lavorativo più lungo.

L'uso del carbone ha anche portato a cambiamenti in agricoltura, tagliando le necessità di agricoltori e allevatori. Sono stati costruiti dispositivi come gli aratri d'acciaio, mietitrebbie e ranghinatori, che potevano essere trainati da cavalli, trasferendo il lavoro dagli esseri umani agli animali. La recinzione di filo spinato ha permesso alla parte occidentale degli Stati Uniti di diventare terreno agricolo, piuttosto che un grande spazio non recintato. Con meno persone necessarie in agricoltura, ne sono diventate disponibili di più per il lavoro in città e fabbriche. La nostra economia ora è molto diversa da quella che era introno al 1820, a causa dell'aumento dell'uso di energia. Abbiamo grandi città con cibo e materie prime trasportate da lontano ai centri popolati. I trattamento di acqua e fogne riducono grandemente il rischio di trasmissione di malattie di gente che vive in tale promiscuità. I veicoli alimentati a petrolio o a elettricità eliminano la confusione del trasporto animale. Molte più strade possono essere pavimentate. Se dovessimo provare a lasciare il sistema ad alta energia di oggi e tornare a un sistema che usi biocombustibili (o solo biocombustibili con l'aggiunta di dispositivi che possono essere fatti coi biocombustibili), ciò richiederebbe cambiamenti enormi.

Mito 3. Possiamo facilmente transitare alle rinnovabili.

Nella Figura 1, le sole rinnovabili sono l'idroelettrico e i biocombustibili. Mentre la fornitura energetica è aumentata rapidamente, la popolazione è aumentata altrettanto rapidamente.

Figura 2. Popolazione mondiale, basata sulle  stime di Angus Maddison, interpolate dove necessario.

Quando guardiamo l'uso di energia su base pro capite, il risultato è quello mostrato nella Figura 3, sotto.


Figura 3. Consumo energetico mondiale pro capite, calcolato dividendo il consumo energetico mondiale (sulla base delle stime di Vaclav Smil da Transizioni energetiche: Storia, Requisiti e Prospettive insieme ai dati statistici della BP del 1965 e successivi) per le stime della popolazione, sulla base dei dati di Angus Maddison.

Il livello di consumo energetico del 1820 sarebbe al livello base – Sufficiente solo a coltivare e ad elaborare cibo, calore per le case, produrre vestiti e rifornire industrie molto fondamentali. Sulla base della Figura 3, anche questo ha richiesto un po' più di 20 gigajoules di energia pro capite. Se sommiamo i biocombustibili pro capite e l'idroelettrico sulla Figura 3, daranno come risultato solo 11 gigajoules di energia pro capite. Per tornare al livello del 1820 di consumo pro capite di energia, avremmo bisogno di aggiungere qualcos'altro, come il carbone, o aspettare molto, molto tempo finché (forse) le rinnovabili che comprendono l'idroelettrico possano diffondersi abbastanza.

Se vogliamo parlare di rinnovabili che possano essere fatte senza combustibili fossili, la quantità sarebbe ancora più piccola. Come osservato precedentemente, l'energia idroelettrica moderna è permessa dal carbone, quindi questo lo dovremmo escludere. Dovremmo anche escludere i biocombustibili moderni, come l'etanolo fatto col mais e il biodiesel fatto coi semi di colza, perché sono in gran parte permessi dall'agricoltura e dai mezzi di trasporto di oggi e indirettamente dalla nostra capacità di fare metalli in quantità. Ho incluso eolico e solare nella categoria dei “Biocombustibili” per convenienza. Sono anche così pochi in quantità che non sarebbero visibili come una categoria separata, essendo l'eolico solo l'1,0% della fornitura energetica mondiale nel 2012 e il solare lo 0,2%, secondo i dati BP. Dovremmo escludere anche loro, perché richiedono a loro volta combustibili fossili per essere prodotti e trasportati.

In totale, la categoria dei biocombustibili senza tutte queste aggiunte moderne potrebbe essere vicino alla quantità disponibile nel 1820. La popolazione ora è circa sette volte più grande, il che suggerisce che solo un settimo di energia pro capite. Naturalmente, nel 1820 la quantità di legna usata ha portato ad una deforestazione significativa, quindi anche questo livello di uso del biocombustibile non era l'ideale. E ci sarebbe il dettaglio aggiuntivo del trasporto della legna ai mercati. Nel 1820, avevamo i cavalli per il trasporto, ma non avremmo abbastanza cavalli per questo scopo oggi.

Mito 4. La popolazione non è collegata alla disponibilità di energia.

Se confrontiamo le Figure 2 e 3, vediamo che l'ondata della popolazione che ha avuto luogo immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale ha coinciso col periodo in cui l'uso di energia pro capite si stava espandendo rapidamente. L'aumento dell'abbondanza degli anni 50 (alimentata dai bassi prezzi del petrolio e dall'aumento della capacità di acquistare beni usando petrolio) ha permesso ai genitori di avere più figli. Migliori condizioni igieniche e innovazioni come gli antibiotici (resi possibili dai combustibili fossili) hanno a loro volta permesso a un numero maggiore di questi bambini di raggiungere la maturità.

Inoltre, alla Rivoluzione Verde, che ha avuto luogo durante questo periodo, viene riconosciuto di aver salvato miliardi di persone dalla fame. Ha diffuso l'uso dell'irrigazione, dei fertilizzanti sintetici e dei pesticidi, dei semi ibridi e lo sviluppo di sementi ad alto rendimento. Tutte queste tecniche sono state permesse dalla disponibilità di petrolio. Un uso maggiore di attrezzature agricole, che permettono che i semi vengano seminati più vicini fra loro, ha a sua volta aiutato ad aumentare la produzione. In quel periodo, l'elettricità ha raggiunto le comunità agricole, permettendo l'uso di attrezzature come le mungitrici automatiche. Se diamo uno sguardo più lungo alla situazione, scopriamo che è avvenuta una “curva” nella popolazione mondiale più o meno ai tempi della Rivoluzione Industriale e della diffusione dell'uso del carbone (Figura 4).


Figura 4. Popolazione mondiale sulla base dei dati dal “Atlante della storia del mondo”, McEvedy e Jones, Penguin Reference Books, 1978 e di Wikipedia-Popolazione mondiale.

Inoltre, se guardiamo i paesi che hanno avuto grandi diminuzioni nel consumo di energia, tendiamo a vedere il declino della popolazione. Per esempio, a seguito del collasso dell'Unione Sovietica, ci sono state diminuzioni nel consumo di energia in diversi paesi la cui energia è stata colpita (Figura 5).


Figura 6. Popolazione come percentuale come percentuale della popolazione del 1985, per paesi selezionati, sulla base dei dati EIA.  

Mito 5. E' facile sostituire un tipo di energia con un'altra.

Ogni passaggio da un tipo di energia ad un altro è probabile che sia lento e costoso, sembre che possa riuscire. Un grande problema è il fatto che diversi tipi di energia hanno usi molto diversi. Quando la produzione di petrolio si è diffusa, durante e a seguito della Seconda Guerra Mondiale, ha aggiunto nuove capacità, in confronto al carbone. Col solo carbone (e l'idroelettrico, permesso dal carbone), potevamo avere auto alimentate a batteria, con una portata limitata. Oppure auto alimentate ad etanolo, ma l'etanolo richiedeva una quantità enorme di terreno per coltivare le colture necessarie. Potevamo avere treni, ma questi non andavano da una porta all'altra. Con la disponibilità di petrolio, siamo stati capaci di avere un veicolo per il trasporto personale che andava di porta in porta e camion che consegnavano beni da dove venivano prodotti al consumatore, o in qualsiasi altro luogo desiderato.

Siamo stati anche in grado di costruire aerei. Con gli aerei, siamo stati in grado di vincere la seconda Guerra Mondiale. Gli aerei hanno anche reso possibili gli affari internazionali su scala molto maggiore, perché è diventato possibile, per i dirigenti, visitare le operazioni all'estero in un lasso di tempo relativamente breve e perché è stato possibile portare lavoratori da un paese all'altro per la formazione, se necessario. Senza il trasporto aereo, è dubitabile che l'attuale numero di attuali affari integrati a livello internazionale possano essere mantenuti.

Il passare del tempo non cambia le differenze intrinseche fra diversi tipi di combustibili. Il petrolio è ancora il combustibile preferito per il viaggio a lunga distanza, perché (a) è energia densa, quindi sta in un serbatoio relativamente piccolo, (b) è un liquido, quindi è facile da distribuire alle stazioni di servizio e (c) ora siamo impostati per l'uso di combustibile liquido, con un numero enorme di auto e camion sulla strada che usano petrolio e stazioni di servizio che servono i loro veicoli. Inoltre, il petrolio funziona molto meglio dell'elettricità per il trasporto aereo.

Passare all'elettricità per il trasporto è probabile che sia un processo lento e costoso. Un punto importante è che il costo dei veicoli elettrici deve essere abbassato fino a che i compratori se li possano permettere, se non vogliamo che il passaggio abbia un effetto fortemente avverso sull'economia. E' osì perché i salari non cresceranno per permettere di pagare auto care e il governo non può permettersi grandi sussidi per tutti. Un altro problema è che la gamma di veicoli elettrici dev'essere aumentata, se i proprietari di veicoli devono essere in grado di continuare ad usare i loro veicoli per la guida a lunga distanza. A prescindere dal tipo di passaggio che viene fatto, questo passaggio necessita di essere attuato lentamente, in un periodo di 25 anni o più, cosicché i compratori non perdano il valore di scambio dei loro veicoli alimentati a petrolio. Se il passaggio viene fatto troppo rapidamente, i cittadini perderebbero il loro valore di scambio delle loro auto alimentate a petrolio e a causa di questo non sarebbero in grado di permettersi i nuovi veicoli.

Se un passaggio a veicoli da trasporto elettrici deve essere fatto, anche molti veicoli, oltre alle auto, dovranno essere fatti elettrici. Ciò includerebbe i camion a lunga percorrenza, gli autobus, gli aerei, i macchinari da costruzione e quelli agricoli, tutti dovrebbero essere fatti elettrici. Il costo dovrebbe essere abbassato e le apparecchiature di ricarica necessarie dovrebbero essere installate, aggiungendosi ulteriormente alla lentezza del processo di trasformazione. Un altro problema è che anche a prescindere dagli usi energetici, il petrolio viene usato in molte applicazioni come materia prima. Per esempio, viene usato per fare erbicidi e pesticidi, strade asfaltate e scandole per i tetti, medicine, cosmetici, materiali da costruzione, tinte e aromatizzanti. Non c'è alcuna possibilità che l'elettricità possa essere adattata a questi usi. Forse il carbone potrebbe essere adattato a questi usi, perché è a sua volta un combustibile fossile.

Mito 6. Il petrolio “finirà” perché è limitato in quantità e non rinnovabile.

Questo mito in realtà è più vicino degli altri alla realtà. La situazione è un po' diversa dal “finire”, tuttavia. La situazione reale è che i limiti del petrolio è probabile che distruggano l'economia in diversi modi Questa distruzione economica è probabile che sia la cosa che porta ad un improvviso crollo della fornitura di petrolio. Una possibilità probabile è che una mancanza di disponibilità di debito e i salari bassi impediranno ai prezzi del petrolio di salire al livello di cui hanno bisogno i produttori per la sua estrazione. In questo scenario, i produttori di petrolio avranno poco interesse ad investire in nuova produzione. Ci sono prove del fatto che questo scenario stia già cominciando a verificarsi. C'è un'altra versione di questo mito che è ancora più sbagliata. Secondo questo mito, la situazione della disponibilità di petrolio (e della disponibilità di altri tipi di combustibili fossili) è come segue:

Mito 7. La disponibilità di petrolio (e la disponibilità di altri combustibili fossili) comincerà ad esaurirsi quando la disponibilità è esaurita per il 50%. Possiamo pertanto aspettarci un declino lungo e lento dell'uso dei combustibili fossili. 

Questo è il mito preferito di chi crede al picco del petrolio. Indirettamente, convinzioni simili sono alla base dei modelli del cambiamento climatico. Ciò si basa su ciò che io credo sia una, lettura sbagliata degli scritti di Marion King Hubbert. Hubbert era un geologo e un fisico che ha previsto un declino della produzione del petrolio statunitense e, alla fine, di quella mondiale, in vari documenti, compresi energia nucleare e combustibili fossili, nel 1956. Hubbert ha osservato che in certe circostanze, la produzione di vari combustibili fossili tende a seguire una curva piuttosto simmetrica.


Figura 7. Immagine del 1956 di Marion King Hubbert della previsione della produzione di petrolio greggio mondiale, assumendo una quantità di petrolio recuperabile finale di 1.250 miliardi di barili. 

Una ragione importante per cui questo tipo di previsione è sbagliata è perché è basata su uno scenario in cui qualche altro tipo di fornitura energetica è in grado di diffondersi prima che la disponibilità di petrolio cominci a declinare.

Figura 8. Figura dal saggio di Hubbert del 1956 Energia nucleare e combustibili fossili.

Con questa diffusione di fornitura energetica, l'economia può continuare come in passato senza grandi problemi finanziari che emergono in relazione alla ridotta disponibilità di petrolio. Senza una diffusione di una disponibilità energetica di qualche altro tipo, ci sarebbe un problema troppo elevato di popolazione in relazione al declino della disponibilità di energia. La disponibilità di energia pro capite diminuirebbe rapidamente, rendendo sempre più difficile produrre beni e servizi a sufficienza. In particolare, mantenere i servizi di governo è probabile che diventi un problema. Le tasse necessarie è probabile che aumentino troppo in relazione a ciò che i cittadini si possono permettere, portando grandi problemi, persino il collasso, sulla base delle ricerche di Turchin e Nefedov (2009).

Mito 8. L'energia rinnovabile è disponibile in quantità essenzialmente illimitate.

Il problema con tutti i tipi di fornitura energetica, dai combustibili fossili al nucleare (basato sull'uranio), al geotermico, all'idroelettrico all'eolico e al solare, sono i ritorni decrescenti. A un certo punto, il costo della produzione di energia diventa meno efficiente e a causa di ciò il costo di produzione comincia ad aumentare. E' il fatto che i salari non aumentano che per compensare questi costi più alti, e che i sostituti più economici non diventano disponibili, che causa problemi finanziari per il sistema economico. Nel caso del petrolio, l'aumento dei costi di estrazione arriva perché il petrolio economico da estrarre viene estratto prima, lasciando solo il petrolio costoso da estrarre. E' questo il problema che stiamo sperimentando di recente. Problemi simili sorgono col gas naturale e col carbone, ma il rialzo netto dei costi potrebbe arrivare più tardi perché sono disponibili in qualche modo in quantità maggiori rispetto alla domanda.

L'uranio ed altri metalli hanno lo stesso problema coi ritorni decrescenti, in quanto le porzioni più economiche da estrarre vengono estratte prima e alla fine dobbiamo passare ai minerali di densità inferiore. Parte del problema con le cosiddette rinnovabili è che sono fatte di minerali e questi minerali sono soggetti agli stessi problemi di esaurimento degli altri. Ciò potrebbe non essere un problema se i minerali sono molto abbondanti, come ferro ed alluminio. Ma se i minerali hanno una disponibilità inferiore, come le terre rare e il litio, l'esaurimento potrebbe portare all'aumento dei costi di estrazione e infine a costi più alti dei dispositivi che usano quei minerali.

Un altro problema è la scelta dei siti. Quando gli impianti idroelettrici vengono costruiti, i luoghi migliori tendono ad essere scelti per primi. Gradualmente, vengono aggiunti i luoghi meno adatti. Lo stesso vale per le pale eoliche. Le pale eoliche offshore tendono ad essere più costose di quelle a terra. Se i luoghi sulla terraferma, vicini ai centri popolati, fossero stati disponibili in abbondanza per la recente costruzione europea, sembra probabile che questi sarebbero stati usati al posto delle pale offshore.

Quando si tratta di legna, l'uso eccessivo e la deforestazione è stato un problema costante nei secoli. Quando la popolazione cresce e altre risorse energetiche diventano meno disponibili, è probabile che la situazione diventi anche peggiore. Infine, le rinnovabili, anche se usano meno petrolio, tendono tuttavia ad essere dipendenti dal petrolio. Il petrolio è importante per far funzionare le attrezzature di estrazione e per trasportare i dispositivi dal luogo in cui vengono costruiti al luogo dove devono essere messi in servizio. Vengono usati elicotteri (che richiedono petrolio) per la manutenzione delle pale eoliche, specialmente offshore, e per la manutenzione delle linee di trasmissione dell'elettricità. Anche se le riparazione possono essere fatte coi camion, per far funzionare quei camion serve in genere petrolio. La manutenzione delle strade richiede a sua volta petrolio. Persini trasportare legna sul mercato richiede petrolio.

Se ci fosse una vera carenza di petrolio, ci sarebbe un enorme crollo della produzione di rinnovabili e la manutenzione delle rinnovabili esistenti diventerebbe più difficile. I pannelli solari che vengono usati fuori dalla rete elettrica potrebbero durare più a lungo, ma le batterie, gli inverter, le linee di trasmissione dell'elettricità a lunga distanza e molte altre cose che ora diamo per scontate è probabile che scompaiano. Quindi, le rinnovabili non sono disponibili in quantità illimitata. Se la disponibilità di petrolio viene gravemente limitata, potremmo persino scoprire che molte rinnovabili esistenti non durano nemmeno troppo a lungo.



martedì 23 dicembre 2014

La soluzione al Paradosso di Jevons: energia per la transizione

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR


di Antonio Turiel

Cari lettori,

una cosa che sono solito spiegare nei discorsi di divulgazione è che risparmio ed efficienza, di per sé, non servono a risolvere la crisi energetica “se non c'è un cambiamento del sistema economico”. Questa precisazione di solito viene perfettamente ignorata da alcune persone consapevoli del problema della crisi energetica e che hanno preso una posizione eccessivamente disfattista, perché sono giunte a pensare che non c'è futuro né speranza.

Camino a Gaia - "La strada verso Gaia" (come lo conosceremo qui, autore del blog omonimo) ha scritto questo articolo, spiegando perché ol paradosso di Jevons non è necessariamente un problema in un mondo in transizione (molto in linea con un altro saggio molto recente del mio compagno Jordi Solé. L'articolo di Camino a Gaia che oggi vi propongo è, senza dubbio, un testo molto interessante e pertinente che sono sicuro che sarà utile a più di una persona.

Saluti.
AMT



La natura del problema: limiti ed obbiettivi

Non c'è vento favorevole per la nave che non sa dove andare. 
Seneca

I paradossi sono spesso frutto della relazione fra gli obbiettivi e i mezzi per ottenerli. La realtà è piena di irregolarità di condizioni e di limiti e se viaggiamo su una nave, può essere che la rotta migliore per arrivare in un porto sia costeggiare un continente. Potremmo chiederlo alla scienza che studia la definizione degli obbiettivi, ma tale scienza non esiste, la scienza ha già il proprio obbiettivo: cercare la verità. Certo che la cibernetica e la Teoria Generale dei Sistemi hanno contribuito molto allo studio dei sistemi teleologici, che inizialmente era, e continua ad essere, parte della metafisica, dell'etica e della religione. Ma sono le persone e le società che, in definitiva e in modo più o meno condizionato, devono rispondere ad una domanda tanto semplice come questa: a che scopo?

Nella pratica, le discipline della conoscenza più vicine alla definizione degli obbiettivi in una società sono l'economia, la politica e la religione (o l'etica). La scienza non ha tutte le risposte, nemmeno la religione, ma possiamo sempre cedere alla tentazione di chiudere il tempo delle domande. Alla fine, l'obbiettivo del potere non è che tutti abbiano accesso alla verità, ma il dominio.

L'energia ha molto a che fare col potere: senza energia non possiamo niente. Per questo la Fisica, l'ecologia e la biologia hanno molto da dire quando la “scienza” economica non informa correttamente la società sulle conseguenze del mantenere la crescita infinita come obbiettivo in sé. E forse anche nella politica, quando le élite dominanti, prede della stupidaggine, dall'isteria e dalla miseria morale, invocano il sacrificio umano per immolare immolare sul rogo l'obbiettivo del bene comune che dovrebbe caratterizzarle, per dilapidare il poco tempo e risorse di cui ancora disponiamo per tentare di mantenere ancora per un po' il modello economico che sostiene i loro privilegi. Perché non solo gli obbiettivi ben intenzionati sono sottoposti a paradossi, lo sono anche gli obbiettivi malvagi ed egoistici. Non siamo esseri sociali con emozioni altruistiche e solidali perché crediamo negli unicorni rosa, ma per pura convenienza per la sopravvivenza. Spesso partiamo dal pregiudizio che la malvagità e l'egoismo sono intelligenti e che la bontà o la solidarietà sono stupide e ridicole. Interroghiamoci, per esempio, sui costi di un po' di solidarietà nella gestione dell'attuale epidemia di ebola ai suoi inizi e su quelli che stanno avendo ed avranno in futuro per tutta l'umanità.

Soluzione al Paradosso di Jevons

Qualificare come soluzione ciò che verrà esposto qui di seguito potrebbe sembrare esagerato, ma non lo è, in quanto tenta di risolvere un problema nei termini in cui è stato espresso in questo blog. Il Paradosso di Jevons è inconfutabile nella misura in cui lo sono i fatti ai quali si riferisce; tuttavia, i fatti sono storia, ciò che li trasforma in leggi o tendenze più o meno deterministe è che si ripetano date circostanze analoghe senza che possiamo fare niente per evitarlo. Ma come vedremo, il Paradosso di Jevons, chiamato anche effetto rimbalzo, non è una legge fisica, ma dipende dagli obbiettivi che diamo al sistema, dal fatto che il sistema possa crescere fisicamente e dal fatto che prendiamo o meno le misure politiche per controbilanciarlo. Non c'è neanche motivo per cui debba significare qualcosa di negativo. Detto in altro modo, possiamo tentare di evitarlo o di sfruttarlo, visto che condiziona tutte le forme di energia. Così, se il picco del petrolio segna la fine della crescita fisica di questa fonte di energia e ci sono altre fonti rinnovabili che possono ancora migliorare in efficienza e che ancora non sono giunte ai propri limiti, i guadagni in efficienza tanto nel loro uso quanto nella loro raccolta (EROEI) sarebbero un effetto chiave nel processo di sostituzione di alcune fonti con altre. E tutto ciò ancora all'interno dell'attuale paradigma economico. Dobbiamo anche tenere conto che i limiti condizionano in modo diverso le fonti rinnovabile non rinnovabili. Mentre per le risorse finite giungere ai limiti segna l'inizio del loro declino e la loro tendenza allo zero, le risorse rinnovabili sfruttate in modo sostenibile possono mantenersi al loro massimo in modo indefinito. Pertanto, le implicazioni del giungere al limite di una risorsa non rinnovabile sono molto diverse dal giungere al limite di una risorsa rinnovabile usata in modo sostenibile.



Il Paradosso di Jevons è importante per discernere le difficoltà nella sostituzione di alcune fonti di energia non rinnovabile e finite con altre rinnovabili e sostenibili, ma giunte ai limiti della crescita di una fonte di energia, l'effetto rimbalzo semplicemente non può più verificarsi, salvo mediante l'effetto leva nella crescita di altre fonti.

In realtà, una volta che giungiamo al limite di una fonte di energia è privo di senso preoccuparsi del fatto che l'efficienza possa provocare una crescita del suo uso. Quando i sistemi dinamici giungono ai propri limiti, il loro comportamento può essere molto diverso da quello abituale. Giunti a quel punto, si verifica il paradosso per cui l'effetto rimbalzo può smettere di essere un problema e diventare parte della soluzione. Ciò che ci deve preoccupare in questo momento è il crollo di disponibilità di energia netta per la società e, nel caso dei combustibili fossili, il grado di sostituzione che possono apportare le energie rinnovabili  e la dipendenza che hanno attualmente dai suddetti combustibili, l'uso insostenibile delle stesse e curiosamente l'efficienza della loro raccolta (EROEI) ed uso. Ci deve preoccupare che le funzioni vitali per l'essere umana come la produzione e la distribuzione di alimenti nella nostra agricoltura industriale dipendano totalmente dai combustibili fossili come avverte già un rapporto dell'ONU. Ci deve preoccupare che il sistema finanziario in un'economia in recessione si può mantenere solo fagocitando il sistema produttivo e generando esclusione sociale e un abisso di disuguaglianza economica. 

Ci avviciniamo ad un cambiamento di fase, al punto in cui uno sparo in una via, una bambina che suona il tamburo ad un mercato o forse la più elementare delle creature come può essere un virus o l'immaterialità di un meme, possono segnare la direzione in cui si muovono i fatti, l'effetto farfalla dove ciò che fino a quesl momento risultava altamente improbabile può cambiare la sua sorte. Sarebbe buono aver qualcosa da dire ai nostri figli quando ci domanderanno cosa facevamo quando il loro presente era nelle nostre mani. 


Efficienza, risparmio e crescita


Per un sistema funzionale possiamo dividere l'energia consumata in due concetti: l'energia necessaria per il suo mantenimento e quella investita nella sua possibile crescita. Tuttavia la seconda legge della Termodinamica impedisce di ottenere uno sfruttamento del 100%, per cui avremo sempre una quantità più o meno grande di energia persa. Questo modello potrebbe essere portato in scala e con le dovute precauzioni potrebbe servirci per rappresentare un essere vivente, un paese o il nostro sistema capitalista globalizzato. 


Il Paradosso di Jevons dice formalmente che aumentare l'efficienza diminuisce il consumo istantaneo ma incrementa l'uso del modello che provoca un incremento del consumo globale. Detto con altre parole, in un sistema in crescita, gli sforzi fatti nell'efficienza finiscono per essere investiti in crescita, per cui a lungo termine otteniamo un maggior consumo e non un maggior risparmio. Pertanto, le proposte di efficienza che non mettono in discussione la crescita economica, finiscono per provocare un maggior consumo di risorse. Jevons ha scoperto questo principio a partire dall'osservazione empirica. Il picco del petrolio segna il momento a partire dal quale non possiamo più ottenere il petrolio né l'energia che proviene dallo stesso in modo crescente. L'impatto che ciò ha sull'economia è facile da dedurre tenendo conto della sua importanza strategica: se il nostro modello ha bisogno di ottenere energie in modo crescente, il picco di questa energia segna inevitabilmente la fine della crescita economica. Ma vediamo il ruolo che rappresenta l'efficienza in questo processo. 


Il destino dell'energia risparmiata in efficienza dipende dagli obbiettivi che si danno al sistema. Se l'obbiettivo è la crescita otterremo il Paradosso di Jevons. Se l'obbiettivo è mantenere un modello stazionario, allora l'efficienza riesce a ridurre i costi di mantenimento del sistema. Se abbiamo bisogno di un cambiamento di modello possiamo investire il guadagno di efficienza nei costi di transizione. 

Il sistema dispone di energia per crescere e sceglie di crescere: Il surplus di energia liberata dall'efficienza viene impiegata per crescere. Ma un sistema più grande necessita di più energia di mantenimento, per cui l'energia totale consumata aumenta nel ciclo seguente. Paradosso di Jevons.
Il sistema non dispone di energia per crescere ma può mantenersi (picco dell'energia netta):  Il picco dell'energia definisce il momento in cui il sistema non può più ottenere energia in modo crescente. Così, il sistema potrebbe crescere limitatamente solo a costo dell'efficienza.

Il sistema non dispone più di energia sufficiente per crescere né per mantenersi: Il guadagno in efficienza può essere trasformato in crescita solo se prima ha coperto i costi di mantenimento. Quando questa condizione non viene soddisfatta il sistema entra in fase di collasso e degrado. Condizione in cui si trova attualmente la Spagna, l'Europa e il mondo, se prescindiamo dalle manipolazioni statistiche. La realtà è molto più complessa perché non abbiamo una sola fonte di energia, ma diverse ed interconnesse. Perché non siamo di fronte ad un sistema semplice ma di fronte ad una grande quantità di sistemi e sottosistemi aperti. Ma le leggi della termodinamica sono immuni dalla complessità dei sistemi. Per cui avviene che se in un sistema continuiamo a mantenere la crescita economica come obbiettivo in sé stesso, questo può avvenire solo a costo di accelerare la decrescita di altri, entrando in una spirale di cannibalismo sistemico dove oggi siamo commensali e domani pietanza, fino a che non rimangono più commensali o alla pietanza non spuntino i denti, li mostri e tutto diventa sangue ed escrementi. 

E' quindi ora di impostare il chip in modalità catastrofe, che sembra il più vicino alla solidarietà, e abbandonare gli eufemismi che ormai non ingannano più nessuno: Abbiamo un nemico comune, ma non è il risparmio e nemmeno l'efficienza, e dobbiamo affrontarlo prima che si attivi la modalità guerra o la modalità fallimento, mentre come in un disturbo bipolare passiamo da un ottimismo fondamentalista ad un disfattismo impegnato. Sopravvivere ad un declino brusco e brutale dell'energia disponibile per la società non si può fare depurando i processi, ma prescindendo da essi. L'efficienza, pertanto, è un pilastro fondamentale tanto nella transizione quanto nella definizione di un nuovo modello. In quanto al risparmio, è conveniente ricordare che non risparmiamo per consumare, ma per regolare il consumo nel tempo, che sia per ottenere potenza o per affrontare tempi di scarsità. L'espressione “ciò che non consumi tu, lo consumerà un altro, non è necessariamente certa né negativa. Ciò che possiamo affermare è che ciò che consumiamo noi non lo possono consumare altri. Così, le risorse usate per restaurare un paese abbandonato non potranno essere usate per costruire o fare manutenzione di autostrade. Il combustibile che usiamo per i macchinari per la riforestazione di un terreno incolto e trasformarlo in un bosco non potrà più essere usato per tagliarlo. I soldi che spendiamo per costruire una scuola non possiamo più spenderli per costruire un carro armato. L'energia che usiamo per la transizione non potrà essere usata per mantenere il BUA. Il tempo che dedichiamo a lavorare per un mondo migliore non potrà essere pascolo per l'indolenza. Può essere che questo risulti insufficiente per giungere ad una meta, ma costituirà sempre un passo in avanti. Le strutture del possibile sono ambienti dinamici che si stanno restringendo in modo accelerato lasciandoci sempre meno opzioni. Come un veicolo al quale finisce il combustibile, possiamo scegliere sempre meno luoghi in cui andare. Ciò ha almeno il vantaggio che abbiamo sempre meno cose su cui essere in disaccordo... sempre che abbiamo le giuste informazione. 

Conclusione

Le cose sono messe male, ma il Paradosso di Jevons non è una legge fisica. E' un problema di assegnazione di obbiettivi a breve termine senza tenere conto di ciò che può accedere sul lungo termine. Tuttavia, l'assegnazione di obbiettivi non può né deve essere decisa dalla scienza. L'obbiettivo della scienza è cercare la verità e informare la società, con la maggior certezza possibile, delle conseguenze dell'optare per un obbiettivo o per un altro. La cura non è tanto questione di esperti quanto di sensatezza e responsabilità collettiva. Tuttavia, ciò che di dicono i paradossi è che le intenzioni, buone o cattive, non garantiscono che le cose vadano come sperato. Ciò significa in assoluto che le intenzioni, la definizione degli obbiettivi, siano qualcosa di irrilevante. E' molto più facile distruggere che costruire, perché per costruire, per avanzare in senso contrario al principio di entropia, serve energia, intelligenza e moderazione.  

Continueremo ad affrontare paradossi. Dovremo fare attenzione al fatto che le distopie si trasformino in profezie auto-avverate. Salvare le persone può significare dimenticarsi di stare sul Titanic e salire sulle scialuppe di salvataggio, non consumiamo la semente di cui abbiamo bisogno oggi per poter ottenere il raccolto di domani. Forse oggi questo ci sembra impensabile, ma il tempo è una risorsa che non possiamo accumulare e nemmeno fermare. Ciò che rende inevitabile il disastro è che non facciamo niente per evitarlo. Ciò che facciamo definirà meglio ciò che siamo che ciò che abbiamo. Oltre all'energia abbondante, il mezzo che ci ha permesso di giungere fin qui è stata la nostra facoltà di capire; tuttavia, l'obbiettivo è stato crescere e dominare. Sarebbe un peccato se sacrificassimo la nostra intelligenza trascinati dallo stesso desiderio di domino. 

Riferimenti: