lunedì 11 giugno 2012

Il Metano ed il Ciclo del Carbonio: l' "Ipotesi del bacino di Kilda"


Uno sguardo agli studi recenti in scienza climatica


Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti

Guest Post di Philip Harris
(una versione più lunga, in inglese, è disponibile qui)

Philip Harris è uno scienziato in pensione che vive vicino al confine scozzese, nel Regno Unito. Ha lavorato perle agenzie governative in campi come la sicurezza alimentare, quarantena degli impianti, diagnostica delle malattie e sull'identificazione e la valutazione del rischio. Dal 1997 al 2006 ha lavorato per l'Unione Europea sui progetti scientifici di 'capacità costruttiva' nei paesi ex comunisti europei. 



Il Bacino di Kilda, fra la Scozia e la Norvegia. Questo bacino potrebbe aver rilasciato improvvisamente una tale quantità di metano nell'atmosfera da generare ha generato il “Massimo Termico del Paleocene/Eocene” (MTPE), un episodio di rapido riscaldamento globale che ha avuto luogo circa 55 milioni di anni fa. Questo episodio potrebbe essere un modello di quello che potrebbe accadere nel prossimo futuro col rapido rilascio di metano osservato oggi? Questo aspetto è discusso da Philip Harris in questo post. (immagine sopra da Nisbet et al. 2009 - rif. (7))



Prefazione di Ugo Bardi

Pochi mesi fa ho pubblicato un post su “Cassandra's Legacy” intitolato "Methane Hydrates: the next communication bomb" (anche su Effetto Cassandra) dove argomentavo che la possibilità di un rilascio catastrofico di idrati (la cosiddetta “ipotesi della pistola a clatrati”) avrà un imponente effetto sul dibattito sul cambiamento climatico. In questo e in altri post, ho sostenuto che stiamo affrontando un compito che non possiamo lasciare ai soli scienziati climatici. Tutti noi dobbiamo affrontare il problema; capirlo e dare il nostro contributo per avvertire tutti di questo rischio che abbiamo di fronte. E' solo in questo modo che il problema può guadagnare l'attenzione del pubblico e dei politici insieme. Questi miei post hanno avuto una risposta di Philip Harris che era d'accordo sul fatto che abbiamo bisogno di lavorare su questo tema e che ha si è offerto di produrre un saggio dove riassume le sue ricerche personali sul tema. In particolare, Phil ha esaminato il “l'ipotesi del Bacino di Kilda”. Questo termine si riferisce a una regione nell'Oceano Atlantico, approssimativamente fra la Scozia e la Norvegia. L'idea è che il bacino potrebbe aver improvvisamente rilasciato grandi quantità di gas serra e forzato il disastroso episodio di riscaldamento globale conosciuto come  “Massimo Termico del Paleocene/Eocene” (MTPE). La storia è descritta da Nisbet et al. in un saggio del 2009 su “Nature Geoscience” (7). Ciò sta sta accadendo ora con il rilascio di gas serra di origine antropica potrebbe essere simile alle condizioni che hanno condotto all'evento del MTPE . Ciò che segue è una versione breve del lavoro di Phil Harris, una versione completa si può trovare sul sito di ASPO-Italia.


Introduzione: una ricerca personale

“Ugo …
Almeno dovrei provarci. Se capiamo sufficientemente la storia della scienza, dovremmo insegnare e incoraggiare gli altri a informarsi. L'importanza dei gas non-condensabili diventa chiara. Attraverso il nostro sforzo intellettuale di tanto in tanto troviamo una realtà nascente. L'atto mentale di aggiungere i numeri moderni di CO2 e CH4 su una figura di Hansen e Sato è stato uno di quei momenti per me. Mi ha anche preparato per il Bacino di Kilda – l'idea che il disastroso evento di riscaldamento chiamato “MTPE” fosse stato generato da un improvviso rilascio di gas serra dal Bacino di Kilda, nel Nord Atlantico”. Stiamo diventando di nuovo un Bacino di Kilda che emette? Questo ha provocato in me una 'reazione umana' che potrebbe essere trasmissibile”. 


Phil


Il Problema del Metano

Recentemente, Ugo Bardi ha sollevato la questione del metano e il fatto che, confrontato con la storia geologica, l'attuale livello nell'atmosfera di questo potente 'gas serra' è eccezionalmente alto. Vediamo il metano gorgogliare ai margini dell'artico. Sappiamo che il livello attuale è intorno alle 1.800 parti per miliardo (1,8 ppm). Più di 2,5 volte il livello preindustriale. Sappiamo che questo aumento è stato improvviso e che è avvenuto in gran parte nel ventesimo secolo fino a circa il 1990 e che curiosamente, a causa di molecole rapidamente ossidate, questo alto livello è stato sostenuto e ultimamente ha ripreso ad aumentare ancora. Dopo una breve discussione con Ugo, ho deciso di tentare un aggiornamento della mia conoscenza. Avevo bisogno anche di integrare la conoscenza del metano con la comprensione del ruolo della regina dei 'gas serra' non condensanti, l'anidride carbonica.

Ciò che ho sperimentato nelle ultime settimane non è stato proprio un fulmine sulla via di Damasco ma, come tutti sappiamo, se ci sforziamo abbastanza duramente a livello intellettuale, può sorgere una nuova consapevolezza della realtà. Oltre venti anni fa, avevo raccolto saggi scientifici che affrontavano l'importanza del metano atmosferico. Questo gas era già noto essere parte della più generale inflazione di forzatura radiativa del clima indotta dall'attività umana. Abbiamo drammaticamente aumentato i 'gas serra' non condensabili nell'atmosfera terrestre. E' un dato di fatto che stiamo sperimentando forzanti radiative extra (luce solare netta intrappolata) a causa di queste 'tracce' di gas rilasciati dall'industrializzazione e ne caso del metano proveniente anche dalla recente grande estensione dell'agricoltura. Siamo stati capaci per secoli di guardare l'aumento in corso di anidride carbonica (CO2) continuamente misurate dall'osservatorio del NOAA alle Hawaii. Il metano (CH4), il secondo più importante gas non condensabile era noto per essere aumentato drammaticamente dai livelli preindustriali. Tutto questo lo sapevamo già decenni fa. E, già venti anni fa le registrazioni di sedimenti e di ghiaccio cominciavano a raccontare le loro storie di climi passati.

Dove è arrivata la scienza durante i successivi 20 anni? Possono essere di tuo interesse, lettore, il mio recente viaggio di scoperta e particolarmente  quelli che per me sono stati i momenti più illuminanti e, spero, perspicaci?

Ho scritto un articolo più lungo per convincere me stesso di aver afferrato sufficientemente le ultime prove scientifiche e gli argomenti scientifici ed ho usato molte citazioni e riferimenti da saggi scientifici: questo articolo più lungo è disponibile sul sito di ASPO-Italia se volete impegnarvi di più nei dettagli. Gradirei aggiunte, commenti e correzioni.

Prima di tutto mi sono di nuovo familiarizzato con il ciclo del carbonio ('sorgenti e pozzi') e poi col modo in cui le cose sono cambiate durante i tempi geologici, in modo da poter porre meglio in questo contesto le vaste riserve meta-stabili di idrati di gas metano solido, altrimenti conosciuti come 'clatrati'. Questi, sono depositi di carbonio sequestrati ma potenzialmente gassosi che sono stati parte del ciclo del carbonio della Terra per centinaia di milioni di anni; conservatisi probabilmente in modo continuativo, anche se dinamicamente, durante questo lungo ed inimmaginabile tempo. Più di recente, i clatrati sono stati parte di un ciclo del carbonio e di un clima relativamente stabile, anche se oscillante (1). Questi cicli oscillanti sono stati 'normali' per milioni di anni o più. Quando il clima oscilla, il ciclo del carbonio fa la stessa cosa insieme al conseguente ciclo idrologico. La Terra, durante questo periodo, ha oscillato da un'era glaciale ad una parzialmente glaciale e in modo corrispondente il livello del mare è salito o sceso di circa 120-130 metri. Il genere umano si è abituato all'ultimo esteso periodo caldo da quando il livello del mare è salito di circa 120 metri, circa 10.000 anni fa.

Possiamo chiederci, tuttavia, come hanno interagito col cambiamento climatico i grandi depositi di metano, non solo negli ultimi milioni di anni, ma anche molto prima. Cosa sappiamo dalle registrazioni di tempi geologici più lunghi? I calcoli hanno rivelato che anche una piccola frazione delle probabili riserve, se fossero improvvisamente rilasciate nell'atmosfera, potrebbero distruggere la capacità di foto-ossidazione (OH') dell'atmosfera e quindi persistere abbastanza a lungo da causare un grande impulso di calore dalla luce solare intrappolata. Infatti, è stato molto tempo fa, circa 55 milioni di anni fa, ma qualcosa di simile sembra essere accaduto. Il risultato allora è stato l'inizio di un ciclo del carbonio disordinato che è durato 100.000 anni ed un clima da 'massimo termico' che non potremmo riconoscere: il MTPE (2).


Prima intuizione personale: comparabilità delle 'tracce' di gas di oggi con il lontano passato geologico

Durante il MTPE, CO2 e CH4 sono stati mantenuti per millenni a concentrazioni molto alte; il metano probabilmente a 5-10 volte quelle delle recenti concentrazioni pre industriali. I numeri contano. Per ricapitolare: i livelli di CH4 negli ultimi decenni sono 2,5 volte più alti delle concentrazioni preindustriali. Tornerò sul MTPE, ma lasciate che vi presenti un altro 'momento' che è stato per me di aumentata chiarezza.

Seconda intuizione personale: l'importanza delle 'tracce' di gas serra non condensanti diventa più chiara.

La Terra 'Palla di Neve' e i gas non condensabili

C'è stato molto tempo fa, un episodio di glaciazione planetaria detto "Terra palla di neve", un periodo che è finito circa 635 milioni di anni fa. Gli idrati di gas sono menzionati come un presunto meccanismo di retroazione positiva che ha portato a una conclusione questo fenomeno.

(3) Le ipotesi di conteggio per la repentinità della de-glaciazione includono la retroazione dell'albedo del ghiaccio, emissioni di metano dalle profondità oceaniche durante il capovolgimento oceanico post glaciale o destabilizzazione dell'idrato di metano.

La discussione scientifica su questo interessante periodo continua, ma per i nostri scopi vale la pena notare le ragioni per le quali non abbiamo una Terra palla di neve.

(4) Ampie prove fisiche mostrano che l'anidride carbonica (CO2) è il più importante e climaticamente rilevante gas serra nell'atmosfera terrestre. Questo perché la CO2, come ozono, N2O, CH4 e clorofluorocarburi, non condensa e precipita dall'atmosfera alle attuali temperature climatiche, mentre il vapore acqueo può e lo fa. I gas serra non condensabili, che contano per il 25% dell'effetto serra totale terrestre, servono così a fornire la struttura stabile della temperatura che sostiene i livelli attuali di vapoere acque atmosferico e di nuvole atraverso processi di retroazione che contano per il restante 75% dell'effetto serra. Senza la forzante radiativa fornita dalla CO2 ed altri gas serra non condensabili, la serra terrestre collasserebbe, facendo precipitare il clima e la Terra si troverebbe imprigionata nel ghiaccio [enfasi aggiunta].

Il metano è solo un gas 'traccia' transitorio, ma noi sappiamo che nei decenni recenti ha fornito circa il 20% della forzante radiativa extra che risulta dal 'nostro' gas serra extra in atmosfera. Un'aggiunta significativa all'effetto serra totale.

Terza intuizione personale: l'enormità degli ultimi decenni 


I periodi glaciali ed interglaciali durante gli ultimi 800.000 anni

Prima del nostro Olocene interglaciale ci sono stati i precedenti e più caldi Eemiano (+1°C, 125.000 anni fa) e prima di di quello l'ancora più caldo Holsteiniano (400.000 anni fa). I gas serra in atmosfera sono cresciuti allora fino a livelli simili alla recente era pre industriale.


Figura: 800.000 anni di concentrazioni di CO2 e CH4 corrispondo coi tempi delle fluttuazioni delle temperature glaciali/interglaciali (da Hansen & Sato, 2011)


Personalmente, afferro l'enormità di quello che è accaduto negli ultimi decenni solo se sovrappongo le concentrazioni attuali di CO2 e CH4 (rispettivamente 392 ppm e circa 1,8 ppm (5) ) sulla parte finale della figura sopra (Hansen & Sato,2011 (6)). Il metano, subito dopo la fine dell'evento Younger Dryas, era a ~ 0,7 ppm; e sceso a ~ 0,6 ppm 5000 fa; è risalito a >0,7 ancora dal 1750. 

Vi esorto a riattivare il mio processo mentale e a sovrapporre la vostra visualizzazione. 

Quarta intuizione personale: i confronti su 5 milioni di anni sono sufficientemente validi

Solo 5 milioni di anni fa, nel Pliocene, l'oceano era 25 metri più alto di oggi ma le temperature non erano molto più alte di quelle dell'Eemiano interglaciale di 125.000 anni fa o quelle di adesso. Tuttavia, i livelli di CO2 nel Pliocene erano più alti che nel più recente milione di anni di periodo glaciale; per esempio più alti dei livelli dell'era per-industriale non nostro Holocene (280 ppm) ma, probabilmente, paragonabili a quelli degli ultimi 10 anni a 380 ppm. 

(Vedi discussione in Hansen & Sato, 2011 rif. 6). Citazione dall'articolo:

E a prescindere dalle temperature precise del Pliocene, l'estremo calore polare e la diminuzione delle calotte sono coerenti con il quadro che abbiamo dipinto sopra. La Terra oggi, con la temperatura che è tornata almeno al massimo dell'Olocene, sta per sperimentare forti retroazioni di amplificazione polare in risposta a un riscaldamento globale aggiuntivo medio anche modesto. 

Questo è il nostro mondo per come emerge. La 'nostra' CO2, tuttavia, ha il potenziale per arrivare molto più in alto dei livelli del Pliocene ed è accoppiata allo stesso tempo con un eccezionale e sostenuto livello di metano.

Ho raccolto un po' di studi aggiornati che si riferiscono ad eventi di caldo e freddo repentini (scala millennio) avvenuti entrambi durante ed alla fine dell'ultimo massimo glaciale. Questi studi considerano gli aumentati livelli di metano (vedi ancora la figura sopra) che hanno accompagnato sia le prime escursioni più calde, sia, alla fine, la fine della glaciazione. Gli studi includono una valutazione della stabilità dei clatrati marini e considerano se un rilascio improvviso di metano potrebbe aver dato inizio ai periodi di caldo. I dettagli si trovano nella versione più lunga del mio articolo qui.

Nonostante le congetture sulla “Pistola a Clatrati” (un'improvvisa instabilità di depositi di clatrati molti grandi) sul fatto che abbiano iniziato cambiamenti di retroazione positiva agendo così come causa immediata di eventi di rapido riscaldamento del clima, gli idrati marini sembrano essere stati generalmente stabili durante i periodi glaciale ed interglaciale del Pleistocene. Tuttavia, i clatrati durante questo periodo si sono comportati in modo dinamico, specialmente nell'Artico. Si sono sia formati che rilasciati in risposta al cambiamento di combinazione di pressione/temperatura mentre le temperature di oceano e terreno si adattavano alla tendenza prevalente di raffreddamento o riscaldamento e a seconda che i livelli del mare scendessero o salissero; 

… Cito dal mio articolo più lungo:

C'è molto interesse a discutere, ma il punto da portarsi a casa proprio adesso potrebbe essere che sebbene gli shock termici passati devono avere gradualmente de-stabilizzato alcuni idrati di gas metano, così incrementando sia il cronico rilascio di metano sia la sua aggiunta a eventi di riscaldamento durante le de-glaciazioni, questi shcok non hanno causato temperature in fuga sostenuta durante i successivi periodi interglaciali. Un ulteriore retroazione positiva indotta dal metano non è avvenuta. Vaste riserve di CH4 ed altro carbonio vicino alla superficie rimanevano ancora. Per esempio, il precedente periodo interglaciale Eemiano, 125.000 anni fa, raggiunse un calore globale più alto (circa +1° con riferimento all'anno 2000, secondo i nuclei oceanici, vedi Hansen & Sato sopra), sufficientemente alto da comportare un livello del mare più alto dell'attuale di 5 metri, ma non ha provocato un rilascio auto alimentato di metano/CO2 sufficiente a prevenire la più tarda ri-glaciazione. Negli ultimissimi decenni, tuttavia, l'umanità sta gestendo un potente shock termico a un livello interglaciale ancora caldo inducendo concentrazioni di gas serra non condensabili che sono più alte di un magine non osservato nei passati 2-5 milioni di anni o più.

Per quei lettori che sono interessati al metano dell'Artico e alle basi di studi futuri, nel mio articolo lungo c'è anche una discussione introduttiva di una pubblicazione molto recente: “Formazione di Gas Idrati e Storie di Dissipazione nel Margine Nord del Canada”, del 2012. Ho letto ancora più di recente questo saggio “Sul trasporto e il destino del carbonio nel sistema terra-banchisa-atmosfera della Siberia Artica dell'Est”, del 2012, che pone un caso molto forte per il monitoraggio futuro di questi processi. Da 'profano', approvo vivamente il caso sollevato dagli autori. Saggi precedenti di Nisbet, 2012, e Archer, 2007, valgono ugualmente la lettura e i link si trovano nel mio articolo più lungo.

Quinta intuizione personale: i livelli atmosferici di metano e i loro impatti dipendono dal tasso di rilascio, non dalle riserve

Nel mio articolo più lungo commento più nel dettaglio sui calcoli e le tesi che accompagnano la 'congettura di Kilda' pubblicata dall rivista Nature Geoscience; Nisbet, 2009 (7). Calcoli recenti hanno valutato le quantità ed i tassi di rilascio che sarebbero necessari per uno shock termico al clima sostenuto indotto dal metano, grande abbastanza da condurre ad un effetto furoi controllo. L'attuale dissipazione dei clatrati (o altre fonti organiche di metano vicine alla superficie) nell'aria è più probabile che rimanga cronica e contribuisca a sostenere gli alti livelli di metano atmosferico provocati dall'uomo, piuttosto che, in sé stessa, dar vita a 'retroazioni positive' (può essere preso come assunto che in assenza di sostenuti livelli 'naturali' molto alti i futuri livelli di CH4 atmosferici si ridurrebbero se il rilascio di metano da combustibili fossili venisse fermato). 

(7) Il periodo fra gli eventi di rilascio di gas (tempo ripetuto) ha bisogno di essere paragonabile al, o essere più corto del, tempo di residenza atmosferica del gas riscaldante, altrimenti l'effetto di riscaldamento di un evento di rilascio svanirà prima che avvenga quello successivo [Enfasi aggiunta]

L'intoppo, tuttavia, sembra siano i continui rilasci fatti dall'uomo di CO2 e CH4, in particolare dai combustibili fossili rimanenti, e le aumentate concentrazioni che continueranno a lungo dopo che gran parte dei combustibili fossili saranno stati bruciati.

Sesta intuizione personale: le condizione per un ciclo del carbonio interrotto ed un sostenuto disordine climatico possono essere descritti; per esempio, con l'ipotesi del Bacino di Kilda

Un grande impatto climatico, come l'inizio del disordine del ciclo del carbonio nell'ordine di grandezza del Massimo Termico del Paleocene/Eocene, MTPE, richiederebbe un rilascio di gas serra molto grande e sostenuto.

(7) un rilascio periodico di gas serra è quindi richiesto per spiegare il più lungo riscaldamento durante il MTPE.

Anche un grande rilascio da un singolo deposito di clatrati dell'oceano profondo, se fosse avvenuto a causa di un'azione vulcanica non in relazione al cambiamento climatico, non sarebbe sufficiente per prima interrompere e poi promuovere un disordine auto sostenuto del ciclo del carbonio. Cito dal mio articolo più lungo:

“In particolare, eventi singoli di rilascio di metano sono stati esaminati da [Nisbet et al. (7)] come eventi di innesco immediato per una cascata che porta ad alti livelli di gas non condensabili atmosferici. Singoli rilasci da fonti come gli idrati sul fondo degli oceani non  erano/sono, individualmente, sufficientemente grandi e nemmeno avvengono abbastanza frequentemente da agire come eventi di innesco per successive  auto sostenute alte concentrazioni atmosferiche, e queste fonti sono rifiutate come spiegazioni per 'l'innesco del PEMT'. Gli autori, tuttavia, identificano una possibile singola fonte di metano, il geologicamente breve Bacino di Kilda di 55 milioni di anni fa. Questo bacino non ha apparentemente nessun parallelo moderno sebbene alcune condizioni di “Rift Valley” forniscano paralleli qualitativi. L'antico Bacino di Kilda potrebbe aver fornito una singola sorgente sufficientemente grande per sopraffare improvvisamente il pozzo di ossidazione dell'OH' e prolungare così per molti decenni il tempo di residenza atmosferica di un massiccio rilascio di metano. Quindi, il rilascio potrebbe essere stato sufficientemente grande da provocare un successivo periodo molto prolungato di concentrazioni alte di CO2 e CH4 (E' possibile che il Bacino di Kilda possa aver prodotto esalazioni ricorrenti). Plausibilmente, la traiettoria verso l'inevitabile MTPE era iniziata in questo modo. Gli autori ipotizzano:

(7) Diversamente da altri inneschi suggeriti, l'esplosione del metano e dell'anidride carbonica dal Bacino di Kilda potrebbe essere stata abbastanza grande, e può essersi ripetuto sufficientemente di frequente, da dar inizio al persistente riscaldamento globale attraverso il MTPE. L'analoga iniezione moderna di emissioni antropogeniche, potrebbe provocare la stessa risposta da parte del pianeta? [Enfasi aggiunta]


Domande ulteriori:

Per adesso, così, la mia domanda ulteriore sarà: siamo 'noi' il moderno Bacino di Kilda? Siamo 'noi' un innesco iniziale analogo al Bacino di Kilda? Ci sono già segni di un ciclo del carbonio interrotto in quanto abbiamo abbassato il PH dell'oceano. I livelli moderni di CO2 stanno crescendo più rapidamente e stanno cambiando l'oceano più velocemente che non i lenti cambiamenti registrati per il Pliocene solo 5 milioni di anni fa, quando la CO2 è stata per l'ultima volta a 390 ppm in atmosfera [vedi riferimenti 8 e 9].

La configurazione di continenti, catene montuose e connessioni oceaniche sono diverse da quelle di 55 milioni di anni fa. Il MTPE ha impiegato diverse migliaia di anni per raggiungere il suo massimo. Possiamo sperare che i nostri discendenti ne siano risparmiati.

Personalmente non voglio nemmeno pensare ad un equivalente futuro del PEMT, anche se non fosse imminente per mille anni. L'attuale estinzione di massa di flora e fauna causata dell'uomo e l'emergere di un “Nuovo Clima” sono abbastanza brutti da contemplare, anche in presenza di ammonimenti scientifici sull'incertezza. C'è stato un simposio a Londra alla Royal Society of Chemistry, nella Burlington House, il 2-3 novembre 2010, i riassunti sono disponibili online (10). Le presentazioni passavano in rassegna le Escursioni dell'Isotopo di Carbonio del passato, le CIE, particolarmente quelli del Massimo Termico del Paleocene/Eocene (MTPE, 55 milioni di anni fa), quando la discussione si è centrata su questi 'mondi-serra' del passato e sugli eventi di estinzione di massa come analoghi per futuri eventi ed ecologie. Vi sottopongo il gruppo di riassunti del simposi (4) e vi lascio con le istruzioni di sicurezza della Burlington House riportati in modo ben visibile alla fine del volantino del programma


Se sentite suonare l'allarme

  • I Campanelli d'Allarme sono posti lungo tutto l'edificio e suoneranno continuamente per ogni evacuazione.
  • Non fermatevi a raccogliere i vostri effetti personali. 



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Note e riferimenti

1. In tempi geologici remoti, il carbonio è stato sequestrato in pozzi molto grandi e persistenti di roccia carbonica ed in depisiti di petrolio e gas. Agenti atmosferici, movimenti tettonici e attività vulcanica rilasciano carbonio dalla roccia e avvengono infiltrazioni dai “combustibili fossili” intrappolati e da materiale organico intrappolato, ma dagli ultimi 10 milioni di anni, i sequestri più vecchi hanno avuto l'effetto netto in corso di un ridotto livello di gas di carbonio conservato in atmosfera. Così, le era geologiche più recenti hanno avuto livelli di CO2 e CH4 liberi molto più bassi di quelle epoche remote quando le più grandi riserve di carbonio si sono formate.
2. MTPE Massimo Termico del Paleocene/Eocene. La configurazione di continenti, catene montuose ed oceani sono cambiati da allora e il mondo ora potrebbe avere reazioni diverse agli 'eventi di innesco'. 
3. La fine della Terra 'palla di neve' a causa della destabilizzazione dei clatrati del permafrost equatoriale; Kennedy M, Mrofka D, von der Borch C.Nature, 29 maggio 2008; 453(7195):642-5.
4. CO2 atmosferica: manopola di controllo principale che governa la temperatura della Terra; Lacis A.A. et al. Science. 15 ottobre 2010;330 (6002):356-9.
5. Metano atmosferico globale: budget, cambiamenti e pericoli; Dlugokencky EJ,et al. Philos Transact A Math Phys Eng Sci. 28 maggio 2011; 369(1943):2058-72.
6. Implicazioni Paleoclimatiche per il Cambiamento Climatico Antropogenico, Hansen & Sato, 2011, inviato per la pubblicazione. Saggio completo
7. Il calcio d'inizio dell'antico riscaldamento; E. G. Nisbet et al.; 2009, Nature Geoscience 2, 156 - 159 (2009)
8. Vi rimando alle recenti FAQs e programmi di ricerca sull'acidificazione degli oceani; qui.
9. Registrazione Geologica dell'Acidificazione Oceanica, Bärbel Hönisch et al, Science 2 marzo 2012: 335 no. 6072 pp. 1058-1063: Riassunto
10. CIEs passate ed ecologie future; Burlington House, Londra, 2-3 novembre 2010: Riassunti qui