mercoledì 28 agosto 2013

L'Egitto e la bomba malthusiana

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR

Di Antonio Turiel 

Cari lettori,

Oggi aggiungiamo un'altra penna all'elenco di coloro che contribuiscono a questo blog. Vicent Ortega ha fatto un'analisi molto interessante della situazione egiziana, sulla falsariga dei precedenti contributi di Gail Tverberg e Heading Out, apportando nuovi dati molto significativi. Le conclusioni sono davvero preoccupanti. Vi lascio con Vicent.

Saluti. AMT


Egitto, bomba malthusiana


Le particolarità geografiche dell'Egitto, determinate dalle piene di un grande fiume come il Nilo nel bel mezzo del deserto del Sahara (capace di dissuadere da qualsiasi tentativo di attacco qualsiasi vicino ostile), hanno contribuito allo sviluppo di una delle prime e più straordinarie civiltà che l'umanità abbia mai conosciuto. Tuttavia, questo paese dall'illustre passato attualmente si trova di fronte ad un groviglio la cui soluzione è complessa e che può sfociare facilmente in guerra civile. Non parlerò quindi della storia di questo popolo magnifico, ma mi limiterò a dare uno sguardo alla situazione attuale e ad alcuni dati allarmanti che ci devono invitare alla riflessione.

Demografia

Gli storici stimano che la popolazione egiziana è oscillata nella storia a seconda del contesto storico, dei problemi politici, climatici o bellici.


Pertanto, il numero di cittadini egiziani ha vissuto i suoi naturali alti e bassi, passando dal milione di persone dell'antico Impero ai due milioni durante il periodo di Ramsete II, raggiungendo il suo picco durante l'epoca dell'Impero Romano durante il quale raggiunse i dieci milioni di abitanti. In seguito, che fosse per le continue guerre, invasioni, collassi o problemi economici di diversa natura, la popolazione si sarebbe ridotta fino ad un minimo di 2,5 milioni di persone.

L'Egitto entrava così nell'età contemporanea (l'età dei combustibili fossili) con una popolazione che allora si aggirava sui quattro milioni di persone e che all'inizio del ventesimo secolo, grazie alla rivoluzione industriale, sarebbe aumentata fino a 11,3 milioni. Questa popolazione avrebbe continuato ad aumentare - stimolata dai successi tecnologici, dall'energia a buon mercato e da un contesto di pace relativa – fino a raggiungere i 33,3 milioni di abitanti durante il 1970. Quello stesso anno, per fare un esempio, la Spagna aveva una popolazione di 33.956,004 persone. Cioè, la Spagna e l'Egitto avevano popolazioni simili appena 40 anni fa.

Tuttavia, oggi si ritiene che l'Egitto sia il quindicesimo paese più popolato al mondo, coi sui 83 milioni di abitanti, visto che ha moltiplicato per tre la propria popolazione negli ultimi 50 anni.


Se guardiamo la piramide demografica, l'Egitto ha inoltre un gran numero di abitanti intorno ai 25 anni, cioè, il suo impeto demografico (potenziale di procreazione) è più che significativo, fatto che, sommato ad un'aspettativa di vita che attualmente si aggira sui 70 anni, ci fa pensare che nei prossimi decenni la popolazione egiziana continuerà a crescere ad un ritmo vertiginoso.

Terre arabili

La cosa più preoccupante, per qualsiasi osservatore attento, è constatare come il paese africano abbia superato ampiamente la propria capacità di carico, fatto che è determinato tanto dalla già citata crescita incontrollata della popolazione quanto dal limite fissato dalla superficie arabile disponibile e ancora di più dal fatto che l'Egitto è un paese che nasce e vive dal e per il proprio fiume, il  Nilo, al confine del deserto del Sahara che riduce in modo significativo la sua possibile espansione agricola.

La scarsità di acqua e l'eccessiva urbanizzazione che comporta la concentrazione della maggior parte della popolazione, cioè 60 milioni di persone, nel milione di chilometri quadrati che corrono lungo il bacino del Nilo, di cui solo il 3% è fertile, esauriscono significativamente la sua già depauperata capacità di autosufficienza alimentare.

Pertanto non deve sorprendere nessuno che la superficie di terreno coltivabile pro capite in Egitto sia una delle più basse del mondo, fra 0,03 e 0,06 ettari per abitante. In Spagna, tanto per fare un confronto, il terreno arabile pro capite è di 0,27 ettari per abitante, cioè fra le 5 e le 10 volte in più di un cittadino egiziano. Di fronte ad una situazione di per sé complicata, visto che hanno perso l'autosufficienza alimentare, la soluzione passa necessariamente dall'ottenimento del capitale necessario dall'estero, che garantisca loro l'accesso ai prodotti fondamentali tramite l'indebitamento, il commercio o il turismo.

Bilancio commerciale, petrolio e grano

L'eccesso di popolazione dell'Egitto ha pertanto generato un deficit commerciale strutturale endemico, dove le importazioni di prodotti alimentari continuano ad avere un peso decisivo. Il suo saldo negativo è stato compensato nel recente passato con gli introiti del turismo, del Canale di Suez e delle esportazioni di petrolio. Tuttavia, da relativamente poco tempo, un parametro essenziale della difficile situazione dello stato nordafricano è cambiato in modo determinante, l'Egitto è passato dall'essere esportatore a importatore netto di petrolio greggio nel 2007-2008. Questo fatto ha generato una serie di devastanti effetti a catena che porteranno in modo quasi inevitabile al collasso del paese.



La scarsità energetica sta colpendo il turismo, visto che il carico e trasporto dei passeggeri si vede condizionato dall'eccesso di camion, autobus e minubus a gasolio. A Luxor, per fare un esempio, i conduttori di autobus possono passare fino a due giorni ad aspettare in coda a causa della scarsità di carburante, provocando il malessere dei turisti che, numerosi, rimangono bloccati. Gli autisti di autobus spesso si vedono obbligati e ricorrere al mercato nero e ad ottenere così il gasolio necessario a far muovere le loro macchine a prezzi esorbitanti. Inoltre, la mancanza di gasolio preoccupa alcuni agricoltori che dipendono dallo stesso per far funzionare le loro attrezzature di semina e raccolta. Alcuni panifici che producono il “baladí”, pane, hanno dovuto smettere di lavorare a causa dell'aumento dei prezzi dei cereali.  La crisi energetica ha provocato quindi una destabilizzazione del paese che mette a rischio tanto l'industria del turismo quanto l'agricoltura autoctona. Alla congiuntura del paese si aggiunge il rincaro dei cereali e dei carburanti all'interno di mercati internazionali convulsi a causa dell'attuale crisi.

L'Egitto si vede pertanto immerso in una bancarotta endemica che non gli permette di importare il grano di cui ha bisogno, essendo il più grande importatore mondiale di questo cereale. Senza combustibile non funziona né il turismo, né l'agricoltura, né l'industria e senza cibo emerge la fame, che provoca rivolte e può degenerare in una guerra civile che se è possibile accrescerà i suoi problemi economici.




Conclusione

Questi fatti comportano attualmente cambiamenti politici in un paese immerso in una zona geo-strategica convulsa, sia per la sua vicinanza ad Israele sia per il fatto che è il centro di una rete di regimi arabi repressivi che sia i britannici che gli statunitensi hanno appoggiato tacitamente (il controllo della zona dall'inizio del ventesimo secolo ha permesso di mantenere il controllo sul petrolio a basso costo) o per il controllo del Canale di Suez (attraverso il quale si trasporta il 14% dei prodotti che muovono l'economia mondiale e il 26% del petrolio di importazione). I movimenti sociali conosciuti come “primavera araba” e che ci vengono mostrati dai media come una legittima aspirazione alla democrazia, obbediscono in realtà ad una causa molto più banale: la fame. Il deposto dittatore Mubarak, la successiva caduta del governo formato dai fratelli musulmani o il colpo di stato militare, sono stati causati in ultima istanza dalla mancanza di petrolio a basso prezzo. La situazione attuale del paese è prebellica e minaccia di trasformare il Medio Oriente e il Nord Africa in un'autentica polveriera.

L'Egitto è entrato nelle sua personale era delle conseguenze, come diceva Churchill, e le tensioni attuali che sono state preparate per un anno, ora stanno esplodendo, nel tempo dell'aumento del prezzo degli alimenti provocato dal cambiamento climatico, dalla diminuzione progressiva di terreno agricolo, dalla competizione coi biocombustibili e in special modo dalla dipendenza dai combustibili fossili in quella che è conosciuta come agricoltura industriale. Mentre le cause non vengono analizzate in profondità, i problemi saranno ricorrenti e la crisi si perpetuerà sia nel paese africano sia nel resto dei paesi che si trovano in una situazione analoga (e sono davvero tanti). Questo fatto porterà inevitabilmente al collasso e alla perdita di popolazione di questi stati fino al recupero della loro capacità di carico.

Siamo testimoni della decadenza di uno stato le cui soluzioni passano necessariamente per la solidarietà internazionale e per il controllo demografico. Sta a noi agire, anzi, abbiamo l'obbligo morale di agire mediante l'informazione, il cambiamento di mentalità e la ricerca congiunta di soluzioni che ci preparino ad un futuro che si fa ogni giorno più vicino ed oscuro.

Vicent Ortega Bataller


Riferimenti

http://ugobardi.blogspot.it/2012/10/le-guerre-della-fame.html 

http://mondediplo.com/blogs/tunisia-egypt-and-the-protracted-collapse-of-theReferencias

http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Egypt_demography.png

https://it.wikipedia.org/wiki/Egitto 

http://es.wikipedia.org/wiki/Demograf%C3%ADa_de_Egipto

http://politikon.es/2011/02/14/10-graficas-sobre-egipto/

http://conocegipto.blogspot.fr/p/productos-de-importacion-y-exportacion.html

http://www.spain-noticias.com/noticias-internacionales/diesel-escasez-provoca-la-ira-y-la-ansiedad-en-egipto/


http://fluidos.eia.edu.co/hidraulica/articuloses/historia/suez/suez.html