Visualizzazione post con etichetta climategate. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta climategate. Mostra tutti i post

domenica 19 febbraio 2012

Riscaldamento globale: il grande complotto



Che cosa vi sembra più verosimile?

(a sinistra)

I gruppi ambientalisti a livello regionale e locale

Stanno spendendo le limitate risorse disponibili

In un complotto che coinvolge il 90% della comunità scientifica

Che ha lo scopo di creare un imbroglio per distruggere l'economia

_________________________________________________________
(A destra)

Le compagnie petrolifere

Spendono i loro osceni profitti

Per corrompere tutti quelli che ci stanno

Per proteggere i loro profitti e limitare la loro futura responsabilità legale sui danni che provocano con l'inquinamento che causano

mercoledì 15 febbraio 2012

Grazie a Dio non sono paranoico! Diffusi i documenti dei propagandisti anti-scienza dello Heartland Institute




Come si suol dire, chi la fa l'aspetti. Dopo il "climategate," che aveva messo in piazza la posta privata dei climatologi; viene fuori adesso il "denialgate", ovvero sono stati diffusi i documenti interni dello Heartland Institute, organizzazione dedicata a fare propaganda anti-scientifica diretta in particolare contro la scienza del clima. Ne ha parlato per primo "desmog blog" a questo link, ma la faccenda sta rimbalzando in giro per il Web un po' dovunque

Per il momento, questa storia è ancora a uno stadio preliminare e la veridicità dei documenti diffusi su internet è da verificare. Comunque, hanno tutto l'aspetto di essere veri. Fanno vedere come esista un'organizzazione ben finanziata che si dedica a screditare la scienza. E' quello che ho sempre detto (anche nel post precedente a questo). Grazie a Dio, non sono paranoico!!!

domenica 5 febbraio 2012

Neve??? Ma com'è possibile????


Gli scienziati del mondo presi alla sprovvista dalla tempesta di neve


Notizie dell'ultimissimo momento: il riscaldamento globale non lo è! 

"Questa è arrivata adesso: una recente tempesta di neve lascia gli scienziati completamente basiti"

Dr. J. Hansen, NASA. "Che cosa posso dire? Questa non l'avevo vista arrivare. Una tempesta di neve? Non posso argomentare contro una cosa del genere."


Il pannello intergovernativo sul cambiamento climatico ha aperto una sessione di emergenza per rispondere al problema

"Benvenuti, amici scienziati!!"

"NEVE? CHE Cxxxx!?"

"Come è pouto succedere?"
 

"Una vita di ricerca rovinata"
 

"Ordine, ordine!"


Nel frattempo, altri climatologi accolgono le notizie senza scomporsi

"Verrà Luglio, e vi dimenticherete tutti della neve e crederete al nostro imbroglio di nuovo!"

"Wa-ha-ha!"


La prossima settimana: la pioggia in Europa nega la realtà della siccità in Africa



Ripubblicato da "Effetto Cassandra" del Novembre 2010
Fonte dell'immagine

venerdì 9 dicembre 2011

Climategate 2.0: mi puoi fregare una volta, ma non due.


Il numero di ricerche con il termine "Climategate" secondo Google Trends. La seconda uscita delle emails rubate, il mese scorso (“Climeategate 2.0”) non ha generato niente di paragonabile al picco di interesse della prima uscita (“Climategate”), nel 2009. (traduzione da "Cassandra's Legacy" di Massimiliano Rupalti)


Il cosiddetto caso del "Climategate" del 2009 rimarrà nella storia come un esempio di campagna propagandistica ("spin campaign") di grande successo. Ha avuto un forte effetto negativo sulle opinioni del pubblico riguardo al riscaldamento globale e sulla fiducia negli scienziati, oltre ad aver giocato un ruolo importante nel fallimento dei colloqui sul clima di Copenhagen. Tuttavia, il pubblico ha reagito con un grande sbadiglio al secondo gruppo di messaggi email pubblicati il mese scorso (“Climategate 2.0”). Possiamo vederlo usando “Google Trends” come mostrato sopra e sotto. Il modesto picco che corrisponde ai frenetici tentativi di infiammare l'interesse del pubblico sul Climategate 2.0, non è nulla di lontanamente paragonabile al gigantesco picco del primo Climategate.





Apparentemente, in queste cose vale un vecchio detto, “mi puoi fregare una volta, ma non due.” Ovvero, è molto difficile fregare la gente due volte con lo stesso trucco. Infatti il “Climategate 2.0” si sta rivelando un grande flop.

I sondaggi più recenti negli Stati Uniti indicano che la preoccupazione rispetto al riscaldamento globale sta risalendo di nuovo fra il pubblico, questo a riprova del fatto che non puoi ingannare la gente per sempre. Quindi, abbiamo ancora una possibilità di vincere questa battaglia. Dobbiamo continuare a combatterla.

sabato 26 novembre 2011

Climategate 2: la vendetta di Godzilla





Godzilla, mitico mostro del cinema giapponese, qui in un'intepretazione del "Nido del Cuculo"


Da mitici film come "Totò contro Maciste", fino a Godzilla e ben oltre, la tendenza a riutilizzare vecchi personaggi per nuove storie  da parte di gente incapace di inventarsi qualcosa di nuovo e di originale ha creato mostruosità di ogni genere.

La più recente di queste mostruosità è "Climategate2"; un nuovo stracotto di messaggi di posta rubati, vecchi di decenni e sparati sul web - vedi caso - la settimana prima del convegno sul clima di Durban, proprio come il primo minestrone di messaggi era stato sparato una settimana prima del convegno di Copenhagen. Di peggio, in peggio; a ulteriore dimostrazione che i negazionisti climatici non hanno argomenti migliori dell'insulto e del pettegolezzo.

Come intelligenza, sono peggio di Godzilla; si meriterebbero un doppiaggio da parte del "Nido del Cuculo".

lunedì 28 febbraio 2011

I giornalisti non sono i nemici della scienza


Gli scienziati sembrano avere, mediamente, una pessima opinione dei giornalisti. Magari non proprio come suggerisce la figura, ma, insomma, qualcosa del genere. In questo post, suggerisco che i giornalisti non vanno considerati alla pari dei vari venduti e fuori di testa che infestano il dibattito sul clima. I giornalisti sono i nostri alleati, bisogna, però dargli anche una mano.


Circa un mese fa, l'Istituto Bruno Leoni ha presentato con un comunicato stampa la traduzione del pessimo "Rapporto Montford;" un'ulteriore rimasticatura di cose già note riguardo al cosiddetto scandalo del "Climategate." Su questo immondo rapporto avevo già commentato in un post su "Cassandra." Fra le altre cose, la mia opinione molto negativa è anche apparsa in un articolo di Valentina Arcovio su La Stampa, insieme con quella di alcuni colleghi di "Climalteranti" 

In questi giorni, Marco F. dell'ottimo blog "Leucophaea" ha commentato l'articolo della "Stampa;" cosa che mi spinge a dire due parole in proposito. L'avrei voluto fare prima, ma troppe altre cose me lo avevano fatto mettere in coda.

L'articolo di Marco F. fa molte interessanti considerazioni sulla comunicazione scientifica e il rapporto fra scienziati e giornalisti. Alla fine, critica l'articolo della Stampa sul rapporto Montford dicendo che:

...... è un esempio di un’altra cattiva abitudine dei giornalisti, specie quelli che si addentrano per la prima volta negli argomenti un po’ critici; cioè il desiderio di obiettività, di trattamento bilanciato di un tema. Che se va bene per un’analisi sociologica complessa e per la situazione politica, è da respingere quando si parla di consensus scientifico. I soliti argomenti (evoluzionismo, riscaldamento globale, anti-vaccinismo eccetera) non hanno bisogno di un trattamento bilanciato. Da una parte stanno secoli di ricerca, dall’altra solo opposizione preconcetta. Eppure la maggior parte dei giornalisti si trascina, dalla pratica quotidiana, questo approccio. E i danni che fanno sono a volte molto gravi, come comparare posizioni dal peso totalmente differente o far sembrare ragionevoli ipotesi senza fondamento. Se leggete bene, l’articolo si conclude con tre o quattro interviste a esperti veri, che lo definiscono spazzatura. E allora perché scriverlo?

Il che è corretto per certi aspetti, ma anche eccessivo a mio parere. Credo che, su questo punto, dovremmo confrontarci un attimo. Il nostro rapporto, come scienziati e ricercatori, con i giornalisti non è già che sia tanto buono. Mi scuserà allora Marco se commento che non è il caso di peggiorarlo ulteriormente con questo tipo di atteggiamento. I giornalisti, sembra strano doverlo dire, non sono i nemici della scienza (come ce ne sono, purtroppo).

A proposito dell'articolo sulla Stampa, credo che sia il caso di raccontare la storia di come è venuto fuori così come è venuto. Non conosco personalmente l'autrice, Valentina Arcovio, però conosco il suo collaboratore, Emanuele Perugini e il loro sito http://www.climascienza.it. Proprio Perugini mi ha chiesto un parere sul comunicato stampa dell'IBL, passandomi l'articolo in una versione ancora senza i miei commenti.

Confesso che la mia reazione immediata è stata esattamente la stessa di Marco F.; ho risposto, più o meno,  "ma perché diavolo vuoi pubblicare questa scemenza? Butta via tutto e lascia perdere." Poi, però, ci ho ripensato sopra e mi sono accorto che il mio non era l'atteggiamento giusto.

La faccenda ha a che fare con la diversa percezione di giornalisti e ricercatori su quale sia l'unità elementare di informazione. Per il giornalista è la "notizia" per lo scienziato è la "scoperta". Occasionalmente, il ricercatore che ha un blog si comporta da giornalista pubblicando notizie, oppure il giornalista fa il divulgatore e allora si occupa di scoperte. Ma c'è una differenza fondamentale fra le due cose.

Allora, mettetevi nei panni di un giornalista. Arriva un comunicato stampa da IBL (che vorrebbero passare da persone serie e qualcuno anche li ritiene tali). Il comunicato descrive l'uscita di un documento in Italiano che traduce una cosa che si chiama "Rapporto Montford"che pare faccia parte di un gruppo chiamato "Global Warming Policy Foundation". Beh, dal punto di vista del giornalista,  questa è una "notizia". Il giornalista, di notizie ci vive; è il suo mestiere. Quindi, per coerenza professionale, la notizia la deve dare e la deve commentare.

Ora, un giornalista poco serio, quando gli arriva una notizia, non fa altro che ritrasmetterla al suo giornale senza troppo perderci tempo: un riassuntino, qualche commento e via. Un giornalista serio, invece, approfondisce. Questo è quello che hanno fatto Valentina Arcovio e Emanuele Perugini. Hanno cercato di approfondire, per questo mi hanno contattato. Ne abbiamo discusso; io ho contattato i colleghi di Climalteranti i quali hanno anche loro espresso la loro opinione fortemente negativa. Il risultato finale è stato un articolo dove l'opinione dei climatologi è apparsa in modo ben evidente nell'articolo. Credo che sia già un buon risultato e direi che Arcovio e Perugini hanno fatto un buon lavoro.

Capisco benissimo che, dal punto di vista dello scienziato, l'articolo mischia la scienza con la politica, il sacro col profano. Capisco anche che è un vizio di molti giornalisti quello di trattare un po' tutti gli argomenti come se fossero un dibattito politico o, peggio, calcistico. Però, a ognuno i suoi vizi e le sue virtù - se i giornalisti hanno dei difetti, anche gli scienziati hanno i loro e non pochi. Uno dei principali è quello di un atteggiamento che non può che apparire "snob" a chi lo vede dal di fuori. E qui, devo anche dire che, se alcuni dei colleghi si sono mostrati molto disponibili a commentare la notizia sul rapporto Montford, altri hanno semplicemente scrollato le spalle e risposto che non si sarebbero sporcati le mani con tali sciocchezze. Ma, pensateci su un momento, se tutti avessimo fatto così, l'articolo sarebbe apparso sulla "Stampa" senza un contrappeso alle opinioni espresse dal comunicato dell'IBL

Bene. Per tornare al punto da dove avevo iniziato, i giornalisti non sono i nostri nemici; sono i nostri alleati. Però, bisogna anche capire che il loro mestiere è di trasmettere notizie e che non si può pretendere che siano tutti scienziati. Dato che questo è il loro mestiere, dovremmo cercare di dargli una mano per mutuo beneficio. Su questo punto, finora abbiamo fatto ben poco. Dovremmo decisamente cercare di migliorare.

_________________________________________

Come noticina finale, leggo sul sito dell'istituto Bruno Leoni che


L’Istituto Bruno Leoni promuove una discussione pubblica più consapevole ed informata sui temi dell’ambiente, della concorrenza, dell’energia, delle liberalizzazioni, della fiscalità, delle privatizzazioni e della riforma dello Stato sociale.

E allora, cosa vanno a occuparsi di clima se non è nemmeno nel loro statuto e - peggio - non hanno nessuna competenza al riguardo?  Se poi viene fuori un articolo stupido sulla Stampa, è colpa loro, non dei giornalisti!

______________________________________________

Ecco l'articolo completo apparso sulla Stampa


http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/ambiente/articolo/lstp/387342/

Climatologi assolti, o quasi

Ora è scontro per le indagini sul "climategate": "Sono da rifare"

VALENTINA ARCOVIO
La polemica sollevata dallo scandalo ribattezzato «Climategate» è tutt'altro che archiviata. Anzi, si è estesa alle 3 indagini che avrebbero dovuto fare luce proprio sulla vicenda delle e-mail dei climatologi che hanno lavorato alla stesura del rapporto dell'Ipcc (il Gruppo Intergovernamentale per il Cambiamento Climatico).

Apparsi su Internet, questi messaggi erano finiti sotto accusa perché rivelerebbero gravi difetti e omissioni nella selezione e nell’elaborazione dei dati. Di fatto, le indagini hanno scagionato gli scienziati, ma un nuovo rapporto - intitolato «The Climategate Inquires» - solleva dubbi e sospetti sulla non imparzialità delle 3 inchieste svolte. Il documento è stato commissionato dalla Fondazione per la Politica sul Riscaldamento Globale (GWPF) ad Andrew Montford, blogger e autore di un istant-book «The Hockey Stick Illusion».

Questa volta sotto la lente d'ingrandimento è finito l'operato delle commissioni che hanno svolto le ricerche sulle e-mail e sui documenti provenienti dall'Unità di Ricerca Climatica (CRU) presso l'Università di East Anglia (UEA). Quattro erano state le accuse rivolte agli scienziati: il non aver fornito ai politici e all'Ipcc una visione completa e sincera degli elementi a loro disposizione; l'aver deliberatamente impedito l'accesso ai dati e alle metodologie a chi avesse opinioni diverse dalle loro; il non aver rispettato la legislazione in materia di diritto di accesso alle informazioni pubbliche; e l'aver cercato di influenzare i «revisori paritari», vale a dire le commissioni di esame di alcune riviste scientifiche, al fine di impedire la pubblicazione di prove in contrasto con le loro. Da qui sono partite 3 indagini inglesi: quella della Commissione per la Scienza e la Tecnologia della Camera dei Comuni; quella del Comitato di revisione delle e-mail sui cambiamenti climatici istituito dalla UEA e quella della Commissione di valutazione scientifica sempre dell'UEA.

«Purtroppo, come dimostra il rapporto di Montford, le conclusioni dei 3 gruppi hanno evidenti e gravi difetti», scrive nella prefazione Lord Andrew Turnbull, membro del Gruppo Parlamentare Interpartitico della Camera dei Lord. Le indagini sarebbero state frettolose, superficiali e in gran parte poco convincenti. In particolare la Commissione Parlamentare per la Scienza e la Tecnologia, secondo Montford, non avrebbe considerato tutte le prove e le testimonianze utili, liquidandone alcune come tesi negazioniste. Inoltre, la commissione avrebbe ignorato una serie di e-mail che, secondo Montford, rappresentano la prova schiacciante che i climatologi abbiano omesso dei dati e delle informazioni importanti. In particolare sono state messe in discussione anche le indagini che hanno riguardato alcuni presunti «aggiustamenti» dei dati, nonché la loro selezione. A niente avrebbero portato, poi, le ricerche su presunte pressioni subite dalle riviste scientifiche. Ipotesi che, secondo Montford, sarebbe stata esclusa senza esaminare tutte le prove.

Il rapporto ha quindi messo in discussione le conclusioni della successiva inchiesta della Commissione di Valutazione Scientifica. «La Commissione – si legge nel documento – sembra essere stata deliberatamente scelta affinché avesse una maggioranza che non avrebbe affrontato le questioni in maniera oggettiva e in modo da escludere le opinioni scettiche». Stesse obiezioni sono state fatte alla Commissione di revisione delle e-mail sul cambiamento climatico. «Diversi membri – dice Montford – erano inadatti, perché avevano connessioni con la UEA o una tendenza a fornire dichiarazioni allarmistiche sull'impatto del riscaldamento globale di origine umana».

L'ultima parola, ora, spetta al Comitato Ristretto per la Scienza e la Tecnologia alla Camera dei Comuni, che dovrebbe prendere in mano di nuovo l'inchiesta per affrontare tutte le questioni non approfondite. Inoltre, verrà analizzato il rapporto di Montford che ha già attirato l'attenzione dei critici.

«Il rapporto Montford – commenta Ugo Bardi, docente di Chimica Fisica presso l'Università di Firenze - ripropone una storia vecchia. Mentre la scienza avanza, c'è chi non trova di meglio che continuare a frugare in messaggi di 10 anni fa, cercando le “prove” di complotti da parte dei climatologi. Ma nessuna prova è venuta fuori e il rapporto Montford non contiene niente che non si sapesse». Condividono l’opinione anche altri suoi colleghi, come Stefano Caserini del Politecnico di Milano, Guido Barone dell'Università di Napoli Federico II e Antonio Zecca dell'Università di Trento. «Questa non è scienza – dicono -: è propaganda di parte. Montford stesso non ha nessuna competenza nella scienza del clima».

Gli scienziati italiani invitano a concentrarsi piuttosto sulle ultime ricerche. «Queste - conclude Bardi - indicano un'accelerazione del problema climatico: il fatto che il 2010 sia risultato l'anno più caldo nella storia delle misurazioni della temperatura deve darci un idea dell'urgenza di prendere misure immediate contro il riscaldamento globale».

mercoledì 26 gennaio 2011

Il "Rapporto Montford:" sono veramente alla frutta


Arriva in questi giorni la traduzione in italiano del cosiddetto "Rapporto Montford." Roba vecchia e stantia già quando era apparsa in inglese, cinque mesi fa, ancora più stantia oggi. E' un'ulteriore disamina del cosiddetto "scandalo Climategate;" come se non ce ne fossero state abbastanza. Mentre la scienza avanza e scopre sempre cose nuove, questi non trovano di meglio che frugare in messaggi vecchi di dieci anni cercando di trovarci la "prova" di un complotto o di chi sa quali imbrogli.

Non hanno trovato nulla e il rapporto Montford non contiene niente che non si sapesse prima. Questa non è scienza, è propaganda politica generata da una fondazione ("Global Warming Policy Foundation") che è politica in origine e che non comprende fra i suoi membri nessuno degli scienziati impegnati nella ricerca climatologica moderna.

Insomma, i diversamente esperti di clima sono veramente alla frutta per ridursi a a non aver niente di meglio da proporre a supporto delle loro tesi. Con gli ultimi dati che indicano un'accellerazione del problema climatico e il fatto che il 2010 sia risultato l'anno più caldo nella storia delle misure di temperatura globale, sarebbe il caso di dedicarsi a qualcosa di più serio.

Comunque, ecco a voi il comunicato in proposito, con il link al rapporto completo. E' pura fuffa, ma vi può incuriosire darci un'occhiata.


Torino - Cosa significa realmente il climategate? Le principali indagini hanno scagionato gli scienziati dell'Università della East Anglia, ma un nuovo rapporto legge tra le righe dei relativi risultati e trova le conferme di alcuni sospetti sulla non imparzialità delle indagini stesse. Il rapporto, condotto da Andrew Montford e pubblicato dalla Global Warming Policy Foundation, è ora disponibile in italiano grazie all'Istituto Bruno Leoni. Il rapporto, preceduto da una prefazione di Maurizio Morabito significativamente intitolata "l'autodistruzione della climatologia", rintraccia i limiti delle maggiori indagini condotte sulle mail dei climatologi. Esse, scrive nell'introduzione Lord Turnbull, "non sono riuscite a raggiungere i loro obiettivi, che prevedevano una conclusione rapida e definitivail ripristino di un livello di fiducia adeguato da parte del pubblico. Le relazioni ricordano più il rapporto Widgery (che esonerò nel 1972 le truppe britanniche dall'accusa di aver sparato su civili inermi a Belfast nella strage del "Bloody Sunday", offendendo i civili definiti come "terroristi dell'Ira armata") che il rapporto Saville (che ha rovesciato le conclusioni di Widgery alcune settimane fa). Scrivendo in un articolo sul periodico The Atlantic, Clive Crook del Financial Times ha parlato di "un ethos da pensiero di gruppo soffocante", di cui fanno parte sia i membri delle Commissioni sia gli scienziati coinvolti, come Andrew Montford ha scoperto".

Il rapporto di Andrew Montford, "L'inchiesta sul climategate", è liberamente scaricabile qui:

http://brunoleonimedia.servingfreedom.net/Papers/Climategate-GWPF-Report-ITA.pdf

mercoledì 26 maggio 2010

Astroturfing

Di Carlo Fusco


Rovistando su google news, scopro che la signora Chasity Goddard sull'Examiner scrive: Proteste per la  laurea Honoris Causa ad Al Gore dall'Università del Tennessee. E dice:
"Il cambiamento climatico globale viene difeso con la stessa veemenza di una religione; i suoi princìpi si accettano come una fede. Phil Jones, ex direttore dell'unità di ricerca climatica dell'università dell'East Anglia, si è dimesso dalla sua posizione a seguito dello scandalo climategate. Jones ha ammesso che la terra durante il medioevo potrebbe essere stata più calda di oggi e che nessun documentato, significativo riscaldamento ha avuto luogo in oltre 15 anni. Le sue affermazioni hanno riacceso ancora una volta il dibattito circa il riscaldamento globale di origine antropica."
La parte in grassetto non contiene neppure 1 (U N A) affermazione che non sia una menzogna, consapevole, voluta e studiata nei minimi dettagli. L'intervista a Phil Jones con quello che lui ha veramente detto si trova sul sito della BBC. Chi avesse dei dubbi vada pure a leggerla. Sul fatto che la climatologia, su i cui princìpi si basano centinaia di studi peer reviewed sul cambiamento climatico, operi sull'accettazione fideistica tipica delle religioni meriterebbe solo il dito medio proteso verso l'infinito, ma qui non sono a casa mia per cui non metto alcuna immagine volgare.

OK, andiamo di google. Vediamo che dice wikipedia sull'Examiner:

"Examiner.com is a media company based in Denver, Colorado, that operates a network of hyperlocal news websites, allowing citizen journalists to share their city-based knowledge on a blog-like platform, in over 100 marketsUnited States and parts of Canada. Examiner.com is a division of Clarity Media Group, with the primary investor being conservative Philip Anschutz, owner of Anschutz Entertainment Group (AEG), throughout the businessman, billionaire [...]"
In pratica ci dice che l'Examiner è un blog travestito da giornale che offrirebbe l'opportunità di fare "giornalismo dal basso" e che questo appartiene al miliardario, conservatore ed affarista Philip Anschutz.

OK e che cosa ci dice wikipedia di questo nostro miliardario, conservatore ed affarista?

"Philip Frederick Anschutz [...] is an American entrepreneur. Anschutz bought out his father's drilling company in 1961[...]Anschutz's father was a land investor who invested in ranches in Colorado, Utah and Wyoming, and eventually went into the oil-drilling business."
Oil-drilling indeed, non ti potevi certo sbagliare. Manco la legge di gravitazione universale è così riproducibile. Dove c'è una menzogna sul clima (ed in particolare sui climatologi ed ancora più in particolare su Phil Jones o Michael Mann) c'è qualcuno che in qualche modo ha a che fare con delle trivelle.

A proposito di giornalismo dal basso, questa è l' immagine che tipicamente lo rappresenta:

grassroots appunto, qualche cosa di naturale e spontaneo. Quello che fanno questi signori non è giornalismo dal basso, ma astroturfing. Artificiale come questo:
Tragicamente l'astroturfing sul web è ovunque, a massacrare la vita a delle persone oneste, che chiedono solo di poter fare il proprio lavoro, ed a spingere l'opinione pubblica verso una politica demenziale e autodistruttiva che serve solo per arricchire qualche imbecille senza scrupoli, mettendo così in pericolo le generazioni future, la nostra unica opportunità di dare un senso alla nostra attuale esistenza.

giovedì 17 dicembre 2009

Il web come un network complesso: il caso di climategate


Nella figura qui sopra vedete come ha reagito il Web alla faccenda del "climategate", ovvero al furto delle email private dei ricercatori del Climate Research Unit di East Anglia.

A parte le implicazioni politiche e propagandistiche del furto, è interessante come il web abbia reagito alla notizia con una risposta quasi gaussiana. Vedete come l'interesse della gente sia salito e poi sceso raggiungendo un picco abbastanza netto. Non è il solo caso, ho esaminato altri esempi (per esempio il caso del "professore negazionista" Antonio Caracciolo), come pure altri elementi indicatori della diffusione (p. es. numero di pagine web). Vi posso dire che questa quasi-gaussiana è un andamento abbastanza comune. Il web reagisce a uno stimolo improvviso comportandosi come quello che è: un network strutturato che è soggetto a criticità e transizioni di fase.

Ora mi accuserete di vedere curve di Hubbert dappertutto. Però, alla fine dei conti, ci sono delle relazioni fra questo comportamento del web e quello dell'andamento della produzione petrolifera. In entrambe i casi, c'è uno stimolo che mette in moto un sistema complesso. In entrambe i casi, abbiamo dei network: nel primo caso (Web) il network è puramente virtuale; nel secondo ci sono degli elementi fisici (pozzi di petrolio, trivelle, eccetera). Ma, in tutti e due i casi, quello che passa fra i nodi del network è informazione e il meccanismo che genera la curva è feedback positivo che genera attività del network/sistema economico.

Per ora non mi sono messo a scrivere le equazioni dinamiche del caso, mi ci metto appena concludo il mio programma di clonazione personale (mi ci vorrebbero altri due o tre di me per fare tutte le cose che vorrei fare). Nel frattempo, vi potete divertire a guardare il mio articolo sul sistema estrattivo come sistema dinamico

A Simple Interpretation of Hubbert’s Model of Resource Exploitation
Ugo Bardi and Alessandro Lavacchi
Energies 2009, 2(3), 646-661; doi:10.3390/en20300646

http://www.mdpi.com/1996-1073/2/3/646


Oppure anche questo articolo di Kinouchi e Copelli sull'eccitabilità dei network dinamici

Optimal dynamical range of excitable networks at criticality
Nature Physics348 - 351 (2006)
doi:10.1038/nphys289
Osame Kinouchi and Mauro Copelli

http://www.nature.com/nphys/journal/v2/n5/full/nphys289.html